Patuanelli: l’agricoltura 5.0 è il futuro delle nuove generazioni

di Riccardo Cotarella

Il comparto agroalimentare italiano è da sempre uno dei volani dell’economia nazionale. Come tutti i settori produttivi è stato messo a dura prova dall’emergenza pandemica, con la conta dei danni reali che di fatto non è ancora iniziata. Dentro questo quadro si inserisce, inevitabilmente, anche il mondo del vino, chiamato a fronteggiare non solo la crisi causata dal virus, ma anche ipotesi di leggi che arrivano dall’Europa e che mettono in discussione la stessa identità del vino. Un momento, quindi, non certo felice. Le speranze di superare la crisi sono tutte vincolate alla bontà del Piano nazionale di ripresa e resilienza recentemente presentato dal Governo Draghi. Di tutto questo ne abbiamo parlato con Stefano Patuanelli, il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali.

Ministro Patuanelli, quali misure a favore dell’agroalimentare italiano e in particolare per il settore del vino, sono contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza?
Il Pnrr è una partita che solo per l’agroalimentare vale almeno 8 miliardi di euro al netto delle risorse condivise con gli altri settori e dei fondi legati alla Pac. Per il comparto agricolo sono stati stanziati 800 milioni per la logistica, 1,5 miliardi per sostituire le coperture degli stabilimenti agricoli con impianti fotovoltaici, 500 milioni per l’ammodernamento delle macchine agricole e 1,2 miliardi, nel fondo complementare, per i contratti di filiera, che spingeranno il settore agricolo verso un’innovazione profonda. Quasi 2 miliardi per lo sviluppo delle produzioni e delle tecnologie inerenti il biogas e il biometano e 880 milioni per gli invasi e il sistema irriguo. Tutte misure che avranno ricadute dirette per l’intera filiera vitivinicola e che serviranno a garantire e rafforzare le produzioni made in Italy.
Il nostro obiettivo è quello di fare un decisivo passo avanti verso l’Agricoltura 5.0 e sono certo che il settore vitivinicolo sarà uno dei comparti che maggiormente potrà cogliere le opportunità che l’innovazione e il digitale possono offrire. Le nuove tecnologie sostengono sempre più ogni fase del prodotto vino: dalla vigna alla vendita. Il nostro compito ora è quello di sostenere gli imprenditori agricoli e tutti gli operatori della filiera nel percorso di innovazione dei processi di produzione, nella formazione per poter utilizzare al meglio i nuovi strumenti tecnologici e digitali, nella meccanizzazione, nel percorso verso la sostenibilità ambientale ed anche economica. Innovare è fondamentale per consolidare e far crescere il primato produttivo italiano del vino e renderlo sempre più competitivo sui mercati internazionali.

Oltre un anno di pandemia ha messo a dura prova ogni ambito imprenditoriale, comprese le aziende vitivinicole. Assoenologi e l’intera filiera del vino hanno rappresentato al suo Ministero le criticità da affrontare. Come pensa di intervenire nell’immediato per sostenere i produttori?
Stiamo affrontando un momento difficilissimo per il settore vitivinicolo. La crisi pandemica certamente non ha chiuso le attività del settore primario, ma è una crisi asimmetrica che ha colpito fortemente tutti i produttori di vino, in particolare quelli che avevano come maggior sbocco per il loro mercato il canale Horeca. Questo ci impone una doppia strategia che deve guardare al presente e al futuro. Nell’immediato dobbiamo mettere in sicurezza finanziaria le migliaia di aziende del vino che stanno soffrendo e far sì che tutti gli imprenditori, da quelli più forti a quelli più piccoli, siano in grado di partecipare ad armi pari alla sfida che sarà offerta loro dal Pnrr. Per il futuro dobbiamo invece programmare e investire su ricerca e sviluppo. Con 150 milioni di euro del Fondo Filiere in Legge di bilancio e altri 150 milioni di euro nel Decreto sostegni, abbiamo 300 milioni di euro che dovranno essere dedicati anche al settore vitivinicolo e a tutta la sua filiera. A questi vanno aggiunte le risorse previste grazie al Pnrr e quelli della Politica agricola comune post 2020: un budget complessivo di circa 50 miliardi di euro per i prossimi 7 anni.

Cosa rappresenta il vino italiano nel mondo?
Il vino è il motore economico e agricolo del nostro Paese, è il filo rosso che unisce tutte le regioni italiane giocando un ruolo importante nel turismo, nell’ambiente, nello sviluppo delle imprese, nell’economia e nell’occupazione, nella diffusione della nostra cultura e delle nostre tradizioni. Il vino è il nostro Paese. Proprio per questo dobbiamo intervenire subito. I mercati asiatici ed americani stanno ripartendo mentre in Europa è ancora tutto fermo. Non dobbiamo restare indietro. I prodotti d’eccellenza del nostro Paese devono essere tutelati, ma prima di tutto è importante mettere le aziende nelle condizioni di essere competitive sul mercato globale. Ecco perché l’intera filiera, che va dalla produzione di materia prima fino alla lavorazione del prodotto, ha bisogno di incentivi concreti per innovare i processi e abbattere i costi e su questo intendiamo lavorare.

Ma intanto dall’Europa giungono notizie poco rassicuranti, addirittura è stata avanzata l’ipotesi di aggiungere acqua al vino con l’obiettivo di renderlo più leggero…
La discussione che si sta tenendo in Europa sulla possibilità di autorizzare nelle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcol con la possibilità di aggiungere acqua nei vini, anche quelli a denominazione di origine, contiene proposte che il nostro Paese non intende assecondare. Porterò in Europa la voce contraria e compatta del Governo. Il nostro Paese sta subendo purtroppo numerosi attacchi sul fronte enogastronomico. Ma più in generale è la cultura della dieta mediterranea ad essere messa in discussione, assieme alle eccellenze e alle tipicità che ci contraddistinguono anche sul fronte delle esportazioni. Un altro esempio è l’ormai celebre Nutri-Score contro cui stiamo cercando di costruire una minoranza di blocco in Europa.

Torniamo all’importanza del vino che si lega al turismo: c’è un progetto preciso per lanciare definitivamente l’enoturismo?
La diversificazione delle attività e la multifunzionalità delle imprese agricole costituiscono una componente importante del futuro dell’agricoltura italiana. Agriturismo, agricoltura sociale, didattica e sportiva costituiscono un valido strumento per le economie rurali, il turismo, la promozione delle eccellenze italiane fino alla tutela e alla protezione delle fasce più deboli della società. In questo quadro, l’enoturismo si configura come una delle punte più avanzate nell’ambito della valorizzazione dei territori e dell’enogastronomia italiana. Sia il Governo precedente che quello attuale hanno dimostrato grande attenzione per il settore vino, sostenendolo con strumenti diversificati che vanno dall’esonero contributivo al bonus ristorazione, dalla distillazione di crisi, alla cosiddetta vendemmia verde. Nel 2019 sono state emanate le linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività enoturistica, necessarie a promuovere tale attività come una forma di turismo dotata di specifica identità e a garantire la valorizzazione delle produzioni vitivinicole del territorio italiano. Abbiamo inoltre incrementato di 150 milioni di euro – innalzandolo a 300 milioni – la dotazione del Fondo Filiere agricole in crisi, già previsto dall’ultima legge di bilancio che sarà certamente in grado di offrire misure dedicate anche al settore del vino. Nell’ambito dell’Ocm vino siamo intervenuti per introdurre le necessarie flessibilità ai programmi di promozione nei Paesi terzi, con la possibilità di realizzare eventi e iniziative via web. Ora la nuova sfida è rappresentata dalla riforma della Pac e l’Italia sta predisponendo il Piano strategico nazionale.
Ad aprile si è tenuto il primo tavolo di partenariato con l’obiettivo di costruire un documento condiviso con tutti gli attori economici e sociali del sistema produttivo.

Agricoltura digitale e sostenibile: cosa fare perché anche il comparto possa andare di pari passo con i due temi ormai imprescindibili per disegnare il nostro domani?
Innovare è la parola chiave per spingere verso il futuro il primo settore produttivo del Paese. L’agricoltura è forse il terreno più fertile per declinare la transizione ecologica e quella digitale che sono alla base del Pnrr. Il settore aveva già beneficiato di importanti ricadute col Piano nazionale transizione 4.0. Adesso abbiamo l’occasione di compiere un decisivo passo in avanti verso l’agricoltura 5.0. Ricerca, sviluppo, digitalizzazione e innovazione delle infrastrutture devono diventare il presente e il domani del comparto primario. L’Agricoltura 5.0 terrà conto dell’evoluzione digitale in sinergia con la tutela ambientale e rappresenterà la vera spinta verso uno sviluppo sostenibile che sia all’altezza delle sfide del mercato globale.

Ministro, perché un ragazzo o una ragazza di 20 anni dovrebbero avviare, oggi, un’impresa agricola?
Il mestiere dell’agricoltore è molto cambiato in questi anni. Oggi è possibile gestire la propria azienda anche grazie alle nuove tecnologie e all’intelligenza artificiale. Basti pensare all’agricoltura di precisione, alla sensoristica, ai droni. Un’azienda agricola nella quale le macchine sono collegate con il Gps, con le centraline meteo e con le banche dati che forniscono le informazioni necessarie per guidare le potature o l’aratura dei terreni in base alle differenti colture. Quest’agricoltura, l’Agricoltura 5.0, non può che rappresentare il futuro per le nuove generazioni. Un settore in cui la formazione specifica sarà il punto di partenza necessario per saper utilizzare tutte le tecnologie già a nostra disposizione e investire con la ricerca nelle nuove. I giovani sono il punto di contatto di tutte le politiche che il Mipaaf porta avanti, a partire dalla transizione ecologica e digitale, e devono rientrare a pieno titolo negli strumenti a sostegno dello sviluppo agricolo dei territori. Territori che devono giovarsi di un’agricoltura sostenibile in termini ambientali e sociali. Guarda in questa direzione “Più impresa” la nuova misura, presentata insieme ad Ismea, a favore dei giovani ed estesa su scala nazionale. Lo strumento offre un’opportunità professionale a tutte le nuove generazioni che intendono ridare valore alla nostra terra. È un ulteriore passo verso l’Agricoltura 5.0 che il Ministero ha intenzione di agevolare attraverso l’innovazione digitale e le pratiche agroindustriali ecocompatibili.