Guardiamo al futuro con il giusto ottimismo

di Riccardo Cotarella

 

Cosa dobbiamo attenderci da questo 2022 appena iniziato? Ce lo stiamo chiedendo un po’ tutti e la domanda si pone su vari aspetti della nostra vita, da quella lavorativa fino ad arrivare nell’intimo delle nostre famiglie. Ognuno ha le sue risposte, a volte in linea con il pensiero generale, altre ben distanti. Intanto, sono convinto che il futuro lo si può immaginare e in qualche modo prevedere e addirittura creare solo se si ha chiaro il presente e il passato. Ed è da qui che vorrei iniziare. Partiamo dall’anno appena concluso, il 2021. Sono stati 365 giorni assolutamente complicati per tutto il Paese Italia e il mondo intero per via di un’emergenza pandemica che tuttora è presente nelle nostre vite. Ma, se pensiamo al nostro comparto vitivinicolo, è stato anche un anno ricco di soddisfazioni – ad esempio in termini di consumi del vino – che ci ha regalato una delle migliori vendemmie degli ultimi anni. Aspetti che ci fanno guardare al futuro con ottimismo e con il desiderio reale di mettere il meglio di noi stessi a disposizione delle nostre aziende. Insomma, dopo un 2020 davvero drammatico, lo scorso anno segnali importanti di ripresa ci sono stati eccome, grazie anche alle politiche messe in atto dal governo con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma il 2021 ci ha anche insegnato ad essere estremamente prudenti. Ed è stata proprio la prudenza a consigliarci di rinviare il Congresso nazionale di Assoenologi, che avevamo messo in calendario per lo scorso dicembre.

La decisione di spostarlo alla prossima primavera non è stata presa a cuor leggero da parte dell’intero Consiglio di amministrazione, ma la salute viene prima di tutto e le condizioni per svolgere una tre giorni congressuale in serenità e senza correre troppi rischi, sul fronte dei contagi Covid, non c’erano. Infine, l’anno appena concluso ci ha portato via dei grandi personaggi dell’enologia italiana, oltre che dei cari amici. Mi riferisco a Franco Ziliani, uno dei fondatori delle cantine Berlucchi. Ziliani era davvero un gigante del nostro mondo. E ci ha lasciato anche Pio Boffa, un grande uomo e un grande professionista che ha speso la sua vita per l’azienda di famiglia e per i suoi amati vini che produceva, su tutti i Barolo e il Barbaresco.
Nel ricordo di Pio e Franco e di tutte le persone del nostro settore che sono scomparse, arriviamo all’oggi. Siamo nel pieno della quarta ondata pandemica, ma rispetto a un anno fa la situazione, almeno sul fronte numerico dei contagi e delle ospedalizzazioni per Covid, è decisamente migliore. E questo lo dobbiamo alla scienza e quindi ai vaccini. La strada da seguire ormai è chiara e ci deve indurre alla massima responsabilità individuale. Così facendo potremo affrontare i prossimi mesi con un rinnovato spirito e con la giusta fiducia verso il domani. Che nel ragionamento di impresa significa poter programmare, cosa fondamentale per ogni azienda. Sono sicuro che ne saremo capaci e lo dico anche alla luce di quello che siamo riusciti a fare, noi italiani, in questi due lunghi anni. Intanto abbiamo dimostrato di essere capaci di resistere alle avversità, abbiamo saputo essere rispettosi delle regole e abbiamo ancora una volta aguzzato l’ingegno per sopravvivere allo tsunami del Covid.
E se penso al nostro essere enologi, finisce che mi emoziono. In questi 24 mesi abbiamo davvero dato il meglio di noi stessi, mostrando un attaccamento al mondo del vino e una professionalità che non ha eguali. E se i mercati ci hanno premiato è anche grazie al nostro sapere e alla passione che portiamo quotidianamente nelle cantine italiane. Quindi, tornando alla domanda iniziale: il 2022, da inguaribile ottimista quale sono, lo vedo davvero come l’anno della completa rinascita e mi auguro non solo del nostro comparto. Ci attendono mesi intensi e spero entusiasmanti, anche se purtroppo ancora segnati dalla pandemia. Ma la strada da percorrere la conosciamo bene. Soprattutto noi enologi, sempre più uomini e donne del fare.