Padre Kessy: grazie a voi daremo una svolta alla nostra vitivinicoltura

di Paolo Brogioni

 

Da sempre Assoenologi è sensibile a iniziative di grande solidarietà e umanità, facendosi carico di promuovere azioni in favore del prossimo. Mantenendo fede a questa sensibilità, l’Associazione ha sposato con entusiasmo il progetto di un giovane sacerdote, Padre Kessy desideroso di costruire una cantina nel suo Paese, la Tanzania, così da avviare una piccola produzione di vino. Quando ce ne ha parlato abbiamo visto nei suoi occhi una luce particolare, un’emozione che si vede solo nelle persone che davvero credono in un progetto. Al punto che è stato per primo lui a mettersi in gioco e avviare il suo personale percorso di studio del vino presso la Scuola enologica di Alba, acquisendo il titolo di enotecnico. Il tutto con il supporto della Sezione Piemonte di Assoenologi.
Vedendo tanta passione, Assoenologi ha deciso di accompagnare Padre Kessy e la sua comunità in questo affascinante progetto che abbiamo chiamato “Una cantina per la Tanzania”.
Non è solamente un gesto di solidarietà verso un Paese in difficoltà e un aiuto a tanti giovani che, non trovando lavoro, sono costretti a emigrare lontani dalle loro case, ma sono certo che ci troviamo davanti a un qualcosa che potrebbe aprire nuovi orizzonti al nostro amato mondo del vino.
Perché tutto questo possa realizzarsi abbiamo bisogno del sostegno di tutti. Per questo Assoenologi sta chiedendo un aiuto alle aziende e a tutti i soci che operano nel settore vitivinicolo. Aiuto che può arrivare attraverso un contributo economico oppure con la donazione di macchinari o prodotti enologici per avviare la cantina.
Oltre ad essere un bel gesto verso un popolo desideroso di crescere e svilupparsi, sarebbe anche un bel regalo a noi stessi, al nostro buon cuore.

 

LA VITICOLTURA IN TANZANIA

La Tanzania, nonostante non goda di una reputazione internazionale come produttore di vini, è in realtà la seconda regione produttrice dell’Africa subsahariana dopo il Sudafrica. La storia della produzione di vino nel Paese è relativamente recente e si è sviluppata, all’incirca, in concomitanza con l’indipendenza del Tanganica e la sua fusione con Zanzibar negli anni Sessanta. La vite è stata introdotta per la prima volta nel Paese nel 1938 dai membri della Congregazione dello Spirito Santo, comunemente noti come Padri dello Spirito Santo. Furono piantate nei pressi del distretto di Kondoa, nella regione di Dodoma, che oggi è diventata il principale centro della produzione vinicola.
In Tanzania e in particolare a Dodoma, la coltivazione delle viti è stata avviata a suo tempo dai missionari italiani. Oggi viene prodotto anche il vino, ma in modo molto artigianale, tanto che il vino utilizzato per la celebrazione della messa viene ancora importato dall’Italia, dalla Spagna, dalla Francia e dal Portogallo ed ha un costo molto alto. Da qui la considerazione di avviare un progetto interno per un’auto-produzione da destinare alle parrocchie del Paese.