Ezio Rivella, maestro di vita e di vino

di Riccardo Cotarella

L’enologia italiana e mondiale ha perso un autentico Maestro di vita e di vino, Ezio Rivella. Se esiste la vitivinicoltura moderna lo dobbiamo senza dubbio a lui, il primo a comprendere l’importanza di essere enologo, ma anche manager e imprenditore. Il primo a osare, in tecnica e sperimentazione, percorsi di studio e conoscenza che hanno permesso di creare vini di un altro livello qualitativo. Migliori sotto ogni aspetto, anche salutistico. Non è eresia dire che esiste, in enologia, un prima e un dopo Rivella. Prima di lui, ad esempio, se inviavi un vino dall’altra parte del mondo, come in America, quando arrivava a destinazione era quasi sempre un altro prodotto rispetto a quello di partenza, per via di una stabilità all’epoca praticamente sconosciuta. E di esempi tecnici simili se ne potrebbero fare a decine. Ezio è stato un autentico pioniere portando nel nostro mondo tecniche innovative e straordinarie visioni manageriali che hanno contribuito a dare vero valore al vino italiano. Quello che ha fatto in Toscana con il Brunello di Montalcino è un esempio di capolavoro assoluto, un modello ancora di straordinaria attualità. La sua visione è stata un faro nella notte, dove l’intero mondo del vino rischiava di smarrirsi completamente. E determinante è stato il suo contributo anche per la vita associativa della categoria, a iniziare da Assoenologi, di cui era stato presidente per ben 12 anni, dal 1975 al 1986.

Quella che Ezio lascia a tutti noi è una straordinaria lezione di cui se ne conserverà la memoria per sempre. Una lezione che spero possa ispirare i tanti giovani enologi già in carriera e chi desidera diventarlo in futuro. Poter soltanto ripercorrere una minima parte della carriera di Ezio significherebbe aver raggiunto l’apice del successo.
Una lezione, quella di Rivella, che dovrebbe essere fonte di ispirazione e di conoscenza anche per coloro che commentano il mondo del vino, altrimenti rischiano di utilizzare termini, non solo poco appropriati, ma addirittura fuorvianti. Un enologo per arrivare ad essere tale è chiamato a un percorso di studi lungo e faticoso e prima di poter mettere la sua professionalità a disposizione dei mercati del vino è chiamato anche a una lunga gavetta. Rivella lo sapeva bene, come lo sappiamo benissimo tutti noi che da anni portiamo avanti la professione. Una sorta di missione la nostra che merita attenzione e rispetto, come lo si deve riservare a ogni categoria . La scomparsa di Rivella, al di là della tristezza che provoca in tutti noi, deve essere colta anche come l’occasione per tornare, una volta di più, a sottolineare l’importanza della figura dell’enologo, in questo caso con la E maiuscola.

Su questi temi Assoenologi è in prima linea da sempre e ora lo sarà ancora di più, anche per onorare la figura di Rivella, che per me è stato e rimarrà sempre il Superpresidente della nostra Associazione. Intorno alla sua figura e per l’amore e la dedizione che abbiamo per la nostra professione, invito tutti i colleghi enologi ad essere ancora più uniti e solidali. Il presente che viviamo e il futuro che ci attende, ci chiamano a nuove sfide: se le affronteremo tenendo a mente la lezione che Ezio ha lasciato a tutti noi, non avremo alcuna difficoltà a vincerle. Da enologi e non certo da piccoli chimici.