Addio a Ezio Rivella, il pioniere dell’enologia italiana e internazionale

di Giancarlo Prevarin

Con la scomparsa di Ezio Rivella se ne va un autentico e fenomenale maestro dell’enologia italiana e internazionale, ma soprattutto perdiamo un caro amico e un grande uomo. Ezio si è spento all’età di quasi 91 anni, li avrebbe compiuti il 30 marzo, e da tutti è stato considerato il pioniere dell’enologia moderna dove alla tecnica si abbinano innate doti manageriali, non a caso lui si era conquistato l’appellativo di “enologo manager”. Lo ricordiamo. Era astigiano di nascita e dal 1975 al 1986 aveva ricoperto la carica di presidente di Assoenologi, imprimendo alla nostra associazione un autentico cambio di passo, contribuendo a renderla autorevole e fondamentale per tutto il mondo del vino.
Quella di Ezio è stata una vita spesa per la vitivinicoltura, il suo apporto è già storia e resterà vivo nella memoria di tutti anche per gli anni a venire. Per essere chiari, se il Brunello di Montalcino oggi è conosciuto e soprattutto apprezzato in tutto il mondo lo si deve proprio a Rivella. Nel tratteggiare il suo ricordo, non possiamo non elencare anche i numerosi incarichi che Ezio era stato chiamato a ricoprire fin dagli anni Settanta. Come già sopra accennato, nel 1975 assunse la guida di Assoenologi e in pochi anni la trasformò in una delle più efficienti e autorevoli organizzazioni del settore. Un’associazione che oggi è diventata un punto di riferimento imprescindibile per l’intera filiera vitivinicola e questo lo si deve senza dubbio anche a Rivella, che diete l’input iniziale. Rimase presidente per ben dodici anni. Dalla presidenza di Assoenologi a quella dell’Union Internationale des Œnologues il passo fu breve. Ezio in quel contesto si spese molto per dare una veste organizzativa all’Union, consolidandola con una struttura a livello mondiale. Un lavoro che lo occupò per nove anni. Ma per molto tempo Ezio si dedicò anche all’Office international de la vigne et du vin (Oiv) di Parigi, nelle vesti di delegato ufficiale italiano. Per sei anni ne era stato vicepresidente. Aveva coordinato anche il Gruppo di esperti internazionali, che si era occupato degli aspetti sociali del consumo del vino, sviluppando il concetto che qualche bicchiere di vino al giorno aiuta a vivere meglio e più a lungo. Questo era infatti il concetto ispiratore della nascita dell’Oiv nel 1924, per contrastare le dilaganti tesi volte ad instaurare il proibizionismo nelle politiche sociali. Il Gruppo di lavoro che coordinò Ezio aveva sviluppato degli ottimi progetti per l’introduzione dell’educazione alimentare nelle scuole, con particolare riguardo alla cultura del vino e alla sua importanza nell’alimentazione.

Una vita dedicata al vino

 

Agli inizi degli anni Novanta, Ezio venne nominato dall’allora ministro dell’Agricoltura, Alfredo Diana, presidente del Comitato nazionale delle denominazioni di origine dei vini, che per 5 anni ha retto in modo encomiabile, coordinando un gruppo di esperti che ha dato applicazione alla nuova Legge 164 sulle Doc. Nel 2001 era salito, invece, ai vertici dell’Unione italiana vini. Della storica organizzazione dei produttori e commercianti di vino ne aveva assunto la presidenza, contribuendo alla formulazione della politica vitivinicola e al coordinamento delle iniziative promozionali, collaborando con le altre organizzazioni di categoria. La sua dedizione assoluta alla professione gli valse tanti riconoscimenti, premi e la guida anche del Consorzio del Brunello di Montalcino, ma in particolare il 2 giugno del 1985 Ezio venne nominato dall’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, su proposta del ministro dell’Agricoltura Filippo Maria Pandolfi, Cavaliere al merito del lavoro, il riconoscimento massimo per un imprenditore.
Inutile dire che, oltre ai doveri connessi agli incarichi ufficiali, Rivella è stato relatore a numerosi convegni – svolgendo contributi e relazioni – e membro di numerose accademie e organizzazioni di settore. Ma un ruolo particolare lo ha svolto soprattutto nella promozione e valorizzazione del vino italiano sia all’interno dei confini nazionali che all’estero, in particolare negli Stati Uniti. Nel suo ruolo di consulente tecnico aveva affiancato tutte le delegazioni dei produttori nelle presentazioni dei vini sui vari mercati. Un’attività frenetica e al tempo stesso profonda quella di Rivella che lo portò ad assumere uno spessore internazionale, che andò di pari passo con la sua crescita in termini di popolarità.
Ma il vero grande capolavoro enologico di Ezio Rivella – ne sono convinto a distanza di tanti anni e ne parlo quasi a parte proprio in conclusione di queste righe – fu la realizzazione della grande Azienda Banfi a Montalcino. Un’opera imprenditoriale che ha consegnato Ezio alla storia come “enologo manager”, aprendo un nuovo orizzonte sulla nostra professione. Il progetto Banfi a Montalcino – da lui concepito, realizzato e diretto – è stato un grande modello per tutti gli imprenditori del settore. L’organizzazione della azienda agricola fece scuola in tema di efficienza, metodi avanzati di coltura e meccanizzazione spinta, senza mai perdere di vista l’obiettivo qualitativo del prodotto finale. Un capolavoro, che gli valse appunto la nomina di Cavaliere. Se Ezio ci ha lasciato per passare a miglior vita, procurando in tutti noi tanta tristezza, al tempo stesso abbiamo la convinzione assoluta che i suoi insegnamenti, il suo essere enologo, manager e imprenditore, ci continueranno ad accompagnare nel nostro quotidiano e il suo nome sarà per sempre legato in maniera indissolubile all’enologia e al mondo del vino.