La vendemmia 2023 in Italia ha toccato il minimo storico

di Paolo Brogioni

Come previsto dalle ultime previsioni del novembre scorso, firmate Assoenologi, Unione Italiana vini e Ismea, la vendemmia 2023 è stata la più scarsa in assoluto con una produzione che si è fermata a poco più di 38 milioni di ettolitri e un calo di oltre il 20% sia sull’annata 2022 sia sulle medie decennali che ventennali.
La riduzione di produzione è stata determinata in particolare dal particolare andamento climatico che ha caratterizzato il periodo primaverile ed estivo del 2023, dove si sono alternati periodi con consistenti fenomeni piovosi a periodi di caldo con temperature anche sopra la media, generando una conduzione di caldo umido che ha favorito lo sviluppo di malattie fungine determinando importanti attacchi di peronospora sui vigneti. Situazione diffusa su tutto il territorio nazionale, ma con particolari picchi nelle regioni del Centro e in particolare del Sud.
Fortunatamente un favorevole clima temperato e asciutto ha caratterizzato il periodo vendemmiale, elemento che ha influito positivamente sulla qualità delle uve, ma che rappresentato un ulteriore elemento di contrazione della quantità.

Nelle analisi dei singoli territori, spicca il calo del vigneto Puglia di oltre il 40%, uno dei più grandi vigneti d’Italia che ha influenzato in maniera importante la riduzione della media nazionale. Da rilevare anche le importanti riduzioni di altri grandi vigneti regionali quali Toscana e Sicilia con oltre il 20% e in particolare l’Abruzzo che supera il 60%. Il Nord ha solo parzialmente compensato le perdite perché anche Piemonte e Veneto calano di oltre il 10%.

Grazie anche alla tenuta della produzione spumantistica, che nel 2023 ha raggiunto il 18% della produzione nazionale, il vino bianco arriva a rappresentare il 60% della produzione. Interessante anche il 3% raggiunto dai vini rosati.

I vini a Doc e Igt rappresentano il grosso della produzione, anche grazie all’apprezzato riconoscimento da parte dei consumatori delle singole peculiarità territoriali, riducendo così al minimo storico del 25% la produzione dei vini da tavola.

Anche a livello mondiale, la produzione vinicola è scesa ai minimi storici con poco meno di 240 milioni di ettolitri, oltre ai cali dei grandi paesi produttori europei come Italia e Spagna, le maggiori perdite si sono registrate nell’emisfero sud con cali intorno al 20% in Australia, Argentina e Cile e oltre il 30% in Uruguay e Brasile (vedi successivo articolo).
Tutto è chiaramente legato alle condizioni metereologiche e ad un’evoluzione climatica globale che rappresenta la grande sfida che sta colpendo la coltivazione della vite, una coltura peculiare proprie di territori articolati sia dal punto di vista pedologico che climatico.