Taurasi DOCG: il vino nobile e gentile dell’Irpinia

Taurasi DOCG: il vino nobile e gentile dell’Irpinia

Dopo la tappa dedicata al Greco di Tufo DOCG, la rubrica ‘Vino e Borghi’ torna in Irpinia per scoprire un vino conosciuto soprattutto dai palati più fini e da assaporare insieme alla sua terra. Stiamo parlando del Taurasi DOCG, prodotto con almeno l’85 per cento di uve provenienti dal vitigno Aglianico e pronto a farsi degustare con una struttura elegante e austera, ma, allo stesso tempo, equilibrata. Tutto questo lo rende un vino adatto al lungo invecchiamento anche in bottiglia, grazie alla sua grande minerabilità e a un corpo che riescono a conferire il giusto equilibrio. Il Taurasi DOCG deve essere sottoposto a un invecchiamento di almeno tre anni, di cui almeno 12 mesi in botti di legno, mentre il Taurasi Riserva DOCG deve invecchiare almeno quattro anni, di cui minimo 18 mesi in botte.

Questo vino nasce fra le colline aspre e selvagge della provincia di Avellino, tra bellezze naturali e architettoniche. La prima tappa è Taurasi, situato nella Valle del Calore e a 398 metri sopra il livello del mare. Il borgo si contraddistingue per la presenza del Castello Marchionale, struttura storica e ben conservata che nel corso dei secoli è stata dimora di diverse famiglie notabili, come i Gesualdo, i Filangieri, i Ludovisi e i Carafa. Da visitare anche il museo archeologico, dove sono conservati antichi reperti risalenti all’epoca dell’Eneolitico, l’Età del rame. Proseguendo a piedi è possibile raggiungere la Collegiata di San Marciano, edificio costruito nel XVI secolo in stile barocco, mentre poco distante si trova la Chiesa del Santissimo Rosario con i suoi riferimenti rinascimentali e barocchi.

Spostandosi di qualche chilometro si raggiunge quello che viene definito il ‘borgo storico e gentile dell’Irpinia’: Bonito. Definito anche il paese dei murales con i suoi dipinti che decorano i palazzi storici del paese, questo piccolo borgo della provincia di Avellino si presenta con un grazioso centro storico arricchito da antichi palazzi e portoni bellissimi e dal Castello Normanno.

L’ultima tappa, non per ordine di importanza, è Fontanarosa, che prende il nome dall’omonima famiglia tenutaria del feudo, a quanto riportano i testi più antichi. A fare da cornice all’antico borgo è il Santuario di Maria SS. della Misericordia, ricco di storia e di elementi decorativi mozzafiato. Secondo quanto è stato tramandato nei secoli, dietro la costruzione del Santuario ci sarebbe una statua della Vergine ritrovata in un pozzo, dove sarebbe stata nascosta per sottrarla alle furie degli iconoclasti. Il ritrovamento sarebbe stato guidato dalla Vergine apparsa a una pastorella del luogo. Fontanarosa, inoltre, è resa celebre dalla tradizione del 14 agosto, giorno in cui si rievoca la celebre ‘tirata del carro’, con maestosi buoi che trainano un carro ancora più maestoso fino al Santuario.