Vino, verità ed essenza della vita. Gli enologi paladini e narratori

di Riccardo Cotarella

 

Lo ha detto anche il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, partecipando al nostro 76° Congresso nazionale: “Impariamo dagli enologi a raccontare l’eccellenza del vino”. Complimento migliore alla categoria non poteva essere fatto. Parole che ci gonfiano il petto d’orgoglio e ci spronano a fare sempre meglio. Questo editoriale lo scrivo quando sono trascorse solo poche ore dalla fine del tradizionale appuntamento annuale di Assoenologi, che quest’anno si è svolto a Brescia davanti a una platea incredibile e con ospiti di livello assoluto. Nella mente e nel cuore ho ancora le immagini, le parole, i colori di un evento che, anno dopo anno, assume un significato e un’importanza sempre più significativi. Anche se un po’ irrituale per uno spazio come questo, approfitto di queste righe per ringraziare tutti coloro che hanno partecipato ai lavori della due giorni: un grazie di cuore a tutti i soci, alla Sezione Lombardia Liguria, ai giovani di Assoenologi, ai preziosi relatori, allo staff dell’Associazione e alle aziende partner, senza le quali sarebbe difficile immaginare tutto questo e soprattutto sarebbe impossibile interpretare e attuare l’enologia in chiave moderna. Parole, queste ultime, non di pragmatica, ma di pura convinzione, perché nel vino è contenuta la verità. “In vino veritas” dicevano i latini. Ma a noi enologici piace aggiungere che nel vino non si trova solo la verità, ma l’essenza della vita. Quella che ci ha regalato madre natura e seguita dagli enologi. A noi il compito di custodirla e tramandarla, attraverso giuste e rispettose pratiche. Il congresso ha affrontato molti temi, tra cui quello che vede il vino nel mirino di attacchi folli tesi solo a minare la credibilità del nostro mondo. Ma dalla due giorni di Brescia è emerso chiaro il fermo intento della categoria: noi sia i paladini della difesa del vino italiano. Se qualcuno pensa di intimorirci o di metterci all’angolo si sbaglia di grosso.

Lo abbiamo ampiamente dimostrato in tutto questo 2023, dando battaglia e rispedendo al mittente tutte le false accuse che ciclicamente ci sono piovute addosso sulla questione salutista. E tante altre battaglie siamo pronti a intraprendere per affermare quello che è un principio di verità che qui vale la pena ribadire: il consumo moderato e consapevole di vino fa bene alla salute umana. Lo dice la scienza.
Riprendendo le parole del ministro in fatto di comunicazione, credo che Assoenologi abbia definitivamente tracciato la strada a tutti i suoi iscritti: oggi l’enologo non può essere semplicemente un tecnico di cantina, ma è chiamato a ricoprire altri ruoli all’interno della filiera vitivinicola. Tra cui appunto la narrazione del prodotto e soprattutto del territorio da dove provengono le uve. Quindi, tecnico, narratore, ma anche manager. Sarà sempre più essenziale saper condurre le aziende con le quali si collabora anche da un punto di vista imprenditoriale. Una sfida che già ci chiama a metterci alla prova, ma che sarà quasi obbligatoria per le nuove generazioni. Se la consapevolezza di dove si andrà sarà fonte ispiratrice delle nostre azioni, in termini di programmazione Assoenologi guarda già decisamente al futuro, al punto – cosa mai accaduta prima – di aver già individuato le location dei tre prossimi congressi nazionali. Vale a dire: in Sardegna il prossimo anno, in Sicilia nel 2025 e in Veneto nel 2026 in occasione dei 150 anni dalla fondazione della Scuola enologica di Conegliano. Per concludere, un pensiero alle festività natalizie. Quando riceverete questa rivista saremo ormai prossimi a festeggiare il Natale. Un momento magico che quest’anno Assoenologi ha pensato di vivere con il cuore colmo di solidarietà a favore di un popolo in difficoltà come quello della Tanzania. Laggiù abbiamo pensato di costruire una cantina, sposando l’idea di don Kessy, un giovane sacerdote del luogo. Aiutiamolo, sarebbe farsi a tutti noi un bel regalo.