Micaela Pallini: servono sostegni costanti all’internazionalizzazione e alla difesa del made in Italy

di Riccardo Cotarella

 

Dal maggio 2021 Micaela Pallini è presidente di Federvini. Succede a Sandro Boscaini (Masi Agricola) che ha guidato l’associazione per due mandati, dal 2014. Alla vicepresidenza della Federazione sono stati nominati Piero Mastroberardino (Mastroberardino) e Aldo Davoli (Gruppo Campari). Sono stati inoltre nominati i vertici dei consigli di gruppo. Gruppo Vino: presidente Albiera Antinori (Marchesi Antinori), vicepresidenti Piernicola Leone De Castris (Leone De Castris) ed Ettore Nicoletto (Bertani). Gruppo Spiriti: presidente Giuseppe D’Avino (Strega Alberti Benevento), vicepresidenti Mauro Balestrini (Diageo) e Leonardo Vena (Lucano 1894). Gruppo Aceti: presidente Giacomo Ponti (Ponti), vicepresidente Sabrina Federzoni (Monari Federzoni). Abbiamo voluto intervistarla per avere il suo parere sul futuro del settore.

 

 

Da maggio 2021 sei presidente di Federvini, unica donna ai vertici di un’associazione della filiera vitivinicola. Come ci si sente in questo mondo maschile e quali gli eventuali ostacoli?

Ho assunto l’incarico alla Presidenza di Federvini con grande entusiasmo dopo aver ricoperto il ruolo di presidente del Gruppo Spiriti. Partecipo attivamente alla vita associativa da molto tempo e la mia esperienza è piuttosto positiva: gli ostacoli che ho incontrato sono stati prevalentemente legati alla mia età, all’inizio del mio percorso professionale, piuttosto che al fatto di essere donna.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un cambio generazionale molto importante e tante donne hanno assunto la guida delle proprie aziende: all’interno di Federvini questo aspetto accomuna il settore dei vini degli spiriti e degli aceti.
Il tessuto imprenditoriale dei nostri comparti è prevalentemente caratterizzato da aziende di dimensione familiare e la nuova generazione di imprenditrici ha saputo ben cogliere il testimone dei propri padri aggiungendo spirito di iniziativa, intraprendenza e grande dinamicità.

 

Dopo quasi due anni di pandemia, quali sono, secondo te, le priorità del settore e qual è il piano strategico di Federvini per resistere alla crisi?

I nostri settori hanno affrontato la pandemia con grande spirito di resilienza, ci siamo rimboccati le maniche cercando di attutire le forti perdite che abbiamo dovuto subire a causa delle chiusure dell’horeca, il nostro canale di sbocco per eccellenza e del blocco dei flussi turistici.
Il 2021 è iniziato decisamente in salita mentre nell’ultimo scorcio di anno abbiamo assistito ad un cambio di rotta molto positivo. Abbiamo recentemente lanciato l’Osservatorio Federvini in collaborazione con Nomisma e Tradelab proprio per analizzare le performance dei nostri settori nella Gdo, nell’export e nel canale fuori casa al fine di avere un quadro preciso dei trend di mercato. Nel primo report relativo al periodo gennaio – settembre 2021 sono emerse tendenze in crescita su alcuni mercati.
L’export di vino italiano, evidenzia aumenti in valore del 14,7% negli Stati Uniti, del 6,1% in UK, del 9,4% in Germania, del 15% in Canada, del 27% in Russia e di ben il 47,2% in Cina. Gli Stati Uniti si confermano il principale mercato di destinazione per i liquori italiani e registrano una crescita in valore del 21%, seguono la Germania (+20%), il Regno Unito (+43%), la Francia (-41%) e il Canada (+22%). Per la Grappa, che sempre nel periodo considerato cresce sensibilmente su tutti i principali mercati, i principali paesi di destinazione sono Germania (+30%), Svizzera (+27%), Austria (+18%), Canada (+48%) e USA (+46%).
Sono dati interessanti che fanno ben sperare in una progressiva ripresa ma che vanno contestualizzati e letti alla luce di uno scenario più complesso che rischia di compromettere il rilancio dei nostri settori.
Se, da un lato, ci troviamo di nuovo ad affrontare una preoccupante recrudescenza della pandemia che non ci fa stare affatto tranquilli dato il riaffacciarsi delle restrizioni in diverse parti del mondo, dall’altro, stiamo subendo da troppi mesi gli effetti dei rincari delle materie prime, dell’energia e della fiammata di costi legati alla logistica internazionale. L’impatto è già sotto i nostri occhi e non possiamo ignorarlo.
Federvini fin dalle prime avvisaglie si è attivata nel segnalare tali criticità alle istituzioni attraverso incontri bilaterali e nei prossimi mesi intende intensificare le relazioni istituzionali sia a livello nazionale che europeo per ulteriormente sollecitare misure di supporto alle nostre imprese.

Rispetto alla recente relazione della Commissione Beca del Parlamento Europeo che mette in relazione vino e tumori e ad altre criticità in discussione nella stessa Ue che possono danneggiare il vino, qual è la posizione di Federvini?

La relazione della Commissione Beca, non contempla alcuna differenza tra consumo e abuso, presentando invece raccomandazioni radicali, indiscriminate e indistinte, come le proposte di aumenti fiscali e le forti restrizioni in termini di promozione, sponsorizzazione ed etichettatura.
Come se non bastasse, prima delle festività natalizie, la Commissione Europea ha approvato il piano di lavoro 2022 sulla promozione orizzontale dei diversi settori agricoli: tra i criteri con cui attribuire i punteggi ai progetti di promozione presentati saranno prese a riferimento le indicazioni contenute nell’European Beating Cancer Plan. Non è altro che un modo per disincentivare, di fatto, i progetti destinati alla promozione dei vini, dei liquori e dei distillati perché non potranno in nessun modo vedersi attribuiti i punteggi aggiuntivi.
Troviamo questo approccio fuorviante e molto pericoloso. Federvini sollecita una battaglia unita e determinata del Sistema Paese, mirata a costruire alleanze con gli altri Paesi mediterranei: a fine gennaio si svolgerà al Parlamento europeo l’ultima tornata parlamentare per cambiare il testo del documento della relazione sul piano europeo di lotta contro il cancro è un’occasione che non possiamo perdere per difendere il nostro approccio di modello mediterraneo di consumo moderato e responsabile, parte di quella cultura della convivialità tutta italiana che il mondo ci riconosce.

 

Cosa chiederesti al Governo per aiutare il nostro settore

Auspichiamo un supporto continuativo e coerente da parte di tutto il Governo, guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi, al comparto dei vini, spiriti ed aceti, di estrema rilevanza per l’economia nazionale con oltre 1,2 milioni di persone attive nella filiera, un mercato di oltre €25 miliardi – di cui €13,2 miliardi di valore aggiunto – e 340.000 strutture produttive.
Chiediamo un’effettiva semplificazione e sburocratizzazione, essendo ancora troppi gli orpelli burocratici che le nostre aziende devono osservare ad esempio occorre completare la digitalizzazione degli adempimenti a carico degli operatori e mettere a sistema le informazioni già in possesso della PA. Servono sostegni costanti all’internazionalizzazione, alla competitività, alla tutela del Made in Italy a difesa delle nostre indicazioni geografiche troppe volte imitate ed evocate a sproposito come sta accadendo nel caso della richiesta croata di registrazione della menzione tradizionale Prosek e come abbiamo visto nell’impiego improprio del termine balsamico riferito all’aceto prodotto in Slovenia.
Ai Ministeri maggiormente impegnati sui temi di nostro interesse come il Ministero delle Politiche Agricole, il Ministero della Salute e il Ministero degli Affari Esteri, rivolgiamo l’appello di creare una vera e propria cabina di regia per l’elaborazione della strategia italiana da sviluppare sui tavoli europei e internazionali dedicata soprattutto ai temi alcol e salute che animeranno il dibattito di quest’anno.

 

Uno sguardo al futuro. Cosa ci dobbiamo aspettare, secondo te?

Dobbiamo sfruttare appieno le opportunità che ci vengono fornite dal PNRR a partire dall’ammodernamento delle infrastrutture viarie per superare le difficoltà di una rete di mobilità inadeguata e a macchia di leopardo su tutto il territorio.
Persiste un forte ritardo sulle infrastrutture digitali: siamo molto lontani da una copertura soddisfacente nelle zone agricole, ancora sussiste una scarsa copertura fondamentale per un sistema di imprese che punta sempre più sulla digitalizzazione e che necessita anche di figure professionali competenti.
Non possiamo permetterci di attendere oltre le risorse ci sono e vanno allocate, c’è molto da fare e dobbiamo pianificare con cura le prossime azioni che vadano nella direzione giusta ovvero consentire alle nostre aziende di riprendere a crescere ed a guardare con fiducia alle opportunità dei mercati.
Volgiamo lo sguardo al futuro con una buona dose di ottimismo ma temo sia prematuro formulare previsioni verosimili in virtù del complesso scenario che stiamo vivendo.