Carlo Ferrini: è la passione che conta, se ce l’hai non ti ferma nessuno

del gruppo di lavoro di Assoenologi Giovani

 

Con questo numero de l’Enologo vogliamo iniziare una serie di interviste ad alcune figure di primo piano dell’enologia, perché, come scrive Laura Minoia, dobbiamo essere aperti al confronto e imparare anche dalle buone pratiche altrui. Abbiamo pensato a Carlo Ferrini, uno dei più noti enologi d’Italia e produttore di eccellenze. Ferrini da oltre 30 anni lavora al servizio del vino in tutta Italia, dal Trentino fino alla Sicilia, dove fa nascere tra i tanti vini anche alcune delle etichette più famose del Paese.

Quando e come ha capito che la sua “vocazione” sarebbe stata fare l’enologo?
La mia carriera nasce completamente per caso. Al tempo dell’università ero, e lo sono tuttora, appassionato di formaggi. Volevo fare una tesi sul latte di bruna alpina. Andai all’istituto di microbiologia. E da, alla fine, feci una tesi sul vino.

Qual è stata la sua prima esperienza lavorativa?
Appena laureato sono stato assunto dal Consorzio del chianti classico.

Ha avuto difficoltà ad approcciarsi a questa professione?
Non ho avuto alcuna difficoltà. Mi sono subito appassionato soprattutto nel miglioramento della viticoltura del Sangiovese.

Ha avuto figure che l’hanno professionalmente ispirata?
All’epoca non c’erano molte figure importanti, a parte il grande Tachis. Ma se devo citarne una si chiamava Gambelli. Un grandissimo palato.

I giovani d’oggi hanno più competenze dei giovani d’un tempo?
È indubbio che oggi i giovani hanno molte più conoscenze e competenze.

Come è cambiato il modo in cui i giovani si avvicinano al mondo del lavoro?
Il mondo del vino è oggi sicuramente più importante e interessante e per questo i giovani oggi hanno un rispetto e una voglia di imparare superiore. Oggi parlare o lavorare nel nostro mondo è molto di moda.

Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole fare questo mestiere?
Consigli è difficile sempre darli. È la passione che conta. Se ce l’hai, non ti ferma nessuno.

Per un giovane enologo è utile fare qualche vendemmia all’estero prima di rientrare stabilmente in Italia?
Andare all’estero è sempre utile ma oggi ci sono molte moltissime realtà in Italia che ci permettono anche di rimandare successivamente e vedere con occhi più esperti le realtà fuori Italia.

Che competenze deve assolutamente avere un giovane enologo che si affaccia al mondo del lavoro?
A parte le conoscenze tecniche, in vigna e in cantina, fondamentale è la capacità di riuscire a capire come è oggi il tuo vino ma soprattutto come sarà fra qualche anno.

Quali errori non dovrebbe fare mai un giovane enologo per crescere professionalmente?
L’errore più grave, come in tutti i mestieri, è la fretta.
La nostra professione ci aiuta a crescere anno dopo anno. Anche io sono sicuro che faccio e farò cambiamenti nella produzione di uve o nella vinificazione visti i cambiamenti del clima. Si impara sempre. Dobbiamo sapere che quello che si faceva ieri forse oggi dobbiamo metterlo in discussione.

Lei sia avvale della collaborazione di qualche giovane per seguire al meglio le sue aziende clienti?
In ogni cantina che seguo ho cercato di costruire e di formare un mio braccio destro. È stato sempre lui alla base del successo dell’azienda.

A quale età ha capito di essere davvero un enologo completo?
Non le dico una bugia ma ancora oggi non mi considero un enologo completo. Lo dico veramente in modo sincero.

Perché ha scelto l’Etna per una sua proprietà?
Ho scelto l’Etna perché quando ci sono stato per lavoro e ho cominciato a camminare in mezzo a quegli alberelli di cinquanta o più anni con il rumore della lava fra i piedi il battito cardiaco è aumentato in maniera considerevole. È una sensazione che non si spiega a parole. Quando parto non vedo l’ora di ritornare.

Qual è la denominazione che le ha dato più soddisfazioni?
Tutte ma particolarmente il Brunello. Il Sangiovese è stato e sarà sempre il mio primo grande amore.

Cosa significa per lei “comunicare il vino” e che importanza ha in questo periodo così complesso che stiamo attraversando?
La comunicazione oggi di qualsiasi prodotto è fondamentale. Qualsiasi oggetto che si produce ha bisogno di essere valorizzato. Una comunicazione ben fatta è alla base del suo successo.

Come vede il continuo sviluppo tecnologico in cantina, rispetto alle tecnologie presenti all’inizio della sua carriera?
Le tecnologie in cantina sono importanti ma mi creda che i grandi passi fatti in Italia dai nostri vini lo dobbiamo soprattutto alla ricerca di nuovi cloni dei nostri vitigni. Se oggi in Italia abbiamo grandissimi vini che non hanno nulla da far rimpiangere nei confronti dei nostri colleghi nel mondo lo dobbiamo soprattutto a quanto è stato fatto nel miglioramento genetico sulle nostre varietà.