I dati definitivi sulla produzione 2022

di Paolo Brogioni

 

E’ stato recentemente pubblicato da Ismea il rapporto “L’Italia del vino” in cui vengono aggiornati i dati di settore. Al suo interno è possibile trovare, tra gli ultimi dati su superfici, operatori, prezzi, consumi interni e scambi commerciali, i dati definitivi sulla produzione, come risultano dalle dichiarazioni Agea della vendemmia 2022 (vedi tabella di seguito riportata).

 

Quantità uguale a quella stimata ma differenze nelle diverse aree

 

Nelle prime stime divulgate a inizio settembre da Assoenologi, Ismea e Uiv l’annata 2022 l’avevamo caratterizzata con elementi di eccezionalità per l’evoluzione dell’andamento climatico e meteorologico. Ed infatti, guardando bene i dati definitivi della vendemmia, non possiamo che confermare tale previsione. Se da un lato la produzione complessiva si è mantenuta ai 50 milioni, la ripartizione sui territori non ha pienamente rispettato le previsioni proprio per le particolari situazioni meteo che hanno caratterizzato i mesi della raccolta. Le regioni del Nord, colpite da temperature estive torride accompagnate poi dai fenomeni temporaleschi in agosto (anche con qualche danno), che potevano far pensare a produzioni contenute, si sono invece caratterizzate per un buona tenuta delle produzioni e addirittura in evidente aumento in Veneto e Friuli proprio grazie al positivo andamento dei mesi di settembre e ottobre e ad una conduzione del vigneto da parte di tecnici che ormai esprimono una tecnica attenta e professionale di altissimo livello con risultati davvero ottimali.

Di contro nelle regioni del Sud, in particolare Campania e Sicilia e parte della Puglia, le torride temperature estive e la stentata vegetazione, che si pensava fosse compensata dalle piogge del mese di agosto, hanno invece determinato una evidente riduzione della produzione che deve far riflettere su come trovare forme di soccorso idrico adeguato in casi di temperature eccezionali come quelle dell’estate scorsa. Anche al Centro, Lazio e Abruzzo hanno risentito più del previsto dello stress estivo subito dai vigneti.

Preoccupazioni per l’andamento climatico

 

Alla luce dei dati definitivi, la vendemmia 2022 risulta leggermente sopra alla media degli ultimi 5 anni ma allineata nel lungo periodo considerando anche il costante rinnovamento dei vigneti e l’attenta conduzione tecnica che oggi esprimono le aziende viticole, a garanzia di un’ adeguata produzione e qualità. Con questa analisi ci approcciamo alla prossima vendemmia con grande apprensione e incertezza per un 2023 che già si sta caratterizzando per un andamento climatico all’insegna della variabilità e che vede già impegnati i tecnici viticoli e gli enologi in un attento lavoro di monitoraggio e di tempestiva programmazione delle operazioni di campagna per garantire un adeguato livello qualitativo al vino italiano.

 

In sintesi la scheda vino di Ismea

 

torniamo al report di Ismea. “La scheda Vino Ismea” – commenta Tiziana Sarnari, analista di mercato settore vino dell’istituto – cerca di fare una sintesi, senza pretesa di esaustività, su uno dei settori trainanti dell’agroalimentare italiano. La scheda restituisce la fotografia di un mosaico composito che rappresenta il 10% dell’intero fatturato agroalimentare nazionale e il 13% dell’export agroalimentare del Paese. L’Italia del vino conferma anche per il 2023 la leadership mondiale della produzione con quasi 50 milioni di ettolitri, per oltre la metà appannaggio della cooperazione, e si riprende, dopo anni, quella delle esportazioni in volume con poco meno di 22 milioni di ettolitri consegnati oltre frontiera”.
“La scheda di settore Vino Ismea, inoltre – aggiunge Tiziana Sanari -, dedica ampio spazio ai vino Dop e Igp che, con 526 riconoscimenti, rappresentano oltre la metà della produzione nazionale. Insomma, i primati del vino vanno mantenuti e valorizzati con molta attenzione alle dinamiche dei mercati sempre meno prevedibili, con costi che negli ultimi due anni sono andati un po’ fuori controllo. E quando si affronta l’analisi dei prezzi e delle dinamiche commerciali è sempre più evidente che non si può parlare di «un mercato del vino» ma “dei mercati del vino”. I vini comuni subiscono la pressione dei Paesi competitor e hanno una variabilità dei listini molto elevata, mentre i vini Dop risultano più stabili o quantomeno con una variabilità mediamente più bassa dei vini comuni. All’interno de vini Dop, peraltro, ogni vino ha un mercato e un comportamento a sé determinato da dinamiche e fattore che possono non valere per altri vini”

 

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