Brunello Cucinelli personaggio dell’anno Assoenologi

di Gianluigi Basilietti

A Brunello Cucinelli il premio “Personaggio dell’anno 2024 Assoenologi”, con tanto di conferimento di socio onorario dell’Associazione enologi enotecnici italiani. Il riconoscimento all’imprenditore umanista è arrivato nel corso dei lavori congressuali di Cagliari, dove l’uomo del cachemire colorato è stato sicuramente uno dei grandi protagonisti della due giorni in terra di Sardegna. L’intervista con la giornalista Anna Scafuri, volto noto del Tg1, si è di fatto tramutata in una sorta di lectio magistralis a favore dei cinquecento presenti che in quel momento affollavano il Bastione Saint Remy. Diretto, affascinante, illuminato e irriverente. Insomma, il solito Brunello Cucinelli, capace di ammaliare con racconti, aneddoti e visioni che lo rendono assolutamente unico nel panorama dell’imprenditoria mondiale. Il suo sguardo è rivolto costantemente al futuro, affondando il pensiero tra i grandi filosofi del passato. Cucinelli è un uomo assolutamente moderno, mosso da valori e sentimenti che lo portano costantemente all’esaltazione della persona che è sempre messa al centro.
La modernità che incarna lo spinge a parlare anche delle nuove frontiere della tecnologia che si incrociano con i richiami dei grandi pensatori ed è così che rivolgendosi alla platea dice apertamente che “l’intelligenza artificiale ci aiuterà moltissimo in ogni settore, ma non posso immaginare che ci possa sostituire”.

L’importanza delle giuste remunerazoni

“Avremo bisogno sempre più di persone che generano, che creano e soprattutto di mani sapienti, ma le mani sapienti devono avere anche una giusta remunerazione”. Ed ecco un altro concetto caro all’imprenditore umbro, quello della giusta remunerazione, per non offendere il lavoro delle donne e degli uomini. I riferimenti al suo caro babbo sono un mantra nei discorsi di Cucinelli, che non dimentica da dove arriva lui e la sua famiglia: “Eravamo contadini”. Un epoca che sembra lontana anni luce da ciò che oggi rappresenta Cucinelli nel mondo, ma lui alle sue radici non rinuncia. Anzi, sono il suo costante punto di riferimento per spiegare perché occorre un’impresa più umana, che metta i lavoratori e le lavoratrici nelle giuste condizioni per operare. “Non c’è essere umano che non si senta migliore se gli si fa un complimento”, ama ripetere. E poi, il rapporto con il Creato. Che l’imprenditore sottolinea più volte nel corso del suo discorso, evidenziando la necessità di trovare un “giusto equilibrio armonioso”. Concetto che applica anche alla vitivinicoltura e quando gli si chiede quali azioni intraprendere per andare verso una viticoltura sempre più sostenibile non esita a rispondere che “i passi sono sempre gli stessi. Innanzitutto – spiega – dobbiamo tornare a vivere in equilibrio con il Creato, dobbiamo prendere il mondo secondo misura”. Perché fare agricoltura vuol dire “stipulare un contratto con il Creato”, e fare vino di qualità, vuol dire produrlo nel rispetto della terra, avendo “cura e custodia” della cantina e dei vigneti, ma anche restituire dignità economica e morale all’essere umano e al lavoro. “Dobbiamo raggiungere – ripete Cucinelli – l’equilibrio tra profitto e dono, verso le persone, le comunità, i territori e l’ambiente”. “Se tu mi tratti meglio al lavoro – questa la filosofia di impresa di Cucinelli – io sono più creativo, non c’è niente da fare, ma è proprio così”. La platea ascolta in silenzio, applaude e annuisce. Qualcuno si chiede se davvero questo modello può essere replicato da tutti gli imprenditori. La risposta arriva “silenziosa” da ciò che lo stesso Cucinelli ha creato nel suo piccolo borgo umbro di Solomeo e nel mondo. La sua è stata una rivoluzione industriale “gentile”, un modello unico e universalmente ammirato. Da qualche anno si è messo a produrre anche vino, con passione e nel rispetto di madre natura, mettendo in bottiglia quel frutto della terra da cui lui proviene, con orgoglio, assieme a tutta la sua famiglia.