L’arte incontra il vino e tutto diventa poesia

di Riccardo Cotarella

Vino e musica, vino e cinema, vino e letteratura, vino e giornalismo, vino e politica, vino e imprenditoria, fino ad arrivare a vino e sport, anzi, sarebbe meglio dire, vino e sportivi. Soprattutto calciatori. Da questa prospettiva è sempre l’elemento vino a muoversi verso le altre sfere della vita, ma proviamo a ribaltare il concetto, dove è invece l’arte a incontrare il vino. Ed è esattamente quello che è accaduto e che sta ancora accadendo. Intanto, perché la storia ci consegna il 7000 avanti Cristo come data a cui risalgono le prime testimonianze archeologiche di presenza della vite. E poi, diciamocela tutta: di produttori di vino che si sono messi a fare i cantanti, i calciatori o gli attori di successo non se ne conoscono. E nulla aggiunge e tanto meno sposta se qualcuno avrà dato due calci a un pallone nei campetti di periferia o se qualcun altro si sarà esibito al karaoke in una sera d’estate in riva al mare. Fa tutta la differenza del mondo, invece, se sono gli artisti, per di più di fama internazionale, ad avvicinarsi al nostro mondo. Anche se non dobbiamo mai dimenticare che la grande storia enologica poggia le sue basi sulle solide fondamenta delle storiche cantine.
Detto questo, all’anagrafe del vino sono da tempo iscritti personaggi di calibro planetario, ve ne cito alcuni tanto per comprendere meglio di cosa stiamo parlando e per avere la misura del livello. Per la musica inizio con Sting, che abbiamo in copertina in questo numero de l’Enologo, grazie all’intervista esclusiva che ci ha rilasciato assieme alla moglie Trudie. Ma possiamo continuare con Madonna, Zucchero, Bocelli, Al Bano.
Di calciatori che hanno sposato l’idea di produrre rossi, bianchi e rosé ce ne sono davvero tanti, cito quattro campioni del mondo: Andrea Pirlo, Alex Del Piero, Andrea Barzagli e lo spagnolo Andrés Iniesta.

Nel cinema troviamo autentiche star di Hollywood in veste di vignaioli, basti pensare a Brad Pitt, Angelina Jolie, Gérard Depardieu o al regista premio Oscar, Francis Ford Coppola. Insomma, la lista sarebbe davvero lunga e abbraccerebbe tantissimi altri settori dell’arte e non solo.
Ad avvicinarsi alla produzione dei vini spesso sono anche imprenditori che con l’agroalimentare non hanno davvero nulla a che spartire, ma subiscono il grande richiamo della terra. Mi piace ricordare, uno su tutti, un amico fraterno che purtroppo non c’è più: Gian Marco Moratti. Era davvero innamorato del vino e dell’enologia in generale, al punto da creare una splendida azienda vitivinicola e, se qualcuno voleva fargli un regalo, lui amava ripetere: “Se proprio volete, regalatemi dei vini”. Un’autentica attrazione fatale, che nel tempo ha fatto breccia in tanti altri illustri imprenditori e che fa del nostro settore un mondo affascinante e come amo ripetere, unico. E quando l’arte, in tutte le sue forme, incontra il vino quello che ne esce è un capolavoro di emozioni e sensazioni. È come se si scrivesse una nuova poesia, che non ha mai una fine, ma si rinnova giorno dopo giorno, incontro dopo incontro.
Ebbene, i grandi protagonisti di quella poesia, che mette in rima appunto l’arte e il vino, siamo noi enologi, chiamati a tradurre e realizzare l’idea e, perché no, l’ambizione dell’artista. Una sfida che a volte richiede uno sforzo che va anche oltre i confini del conosciuto, perché quello che ci viene chiesto non è un semplice vino, ma un capolavoro di emozioni. Magari al pari del brano di successo cantato in tutti gli stadi del mondo. Emozioni che sono capaci anche di resistere ai momenti più bui, come quello appena attraversato con la pandemia e dal quale ancora non siamo usciti del tutto. Cosa che ci deve suggerire ancora comportamenti consoni alla guerra che si sta combattendo contro il virus, ma al tempo stesso dobbiamo guardare fiduciosi al futuro. È questo il momento di continuare a scrivere nuove pagine indelebili di storia dell’enologia, è questo il momento di lavorare per immaginare nuovi tragitti, è questo il momento di costruire il domani. So che saremo capaci di farlo, con le grandi aziende storiche italiane e, magari, con al fianco nuovi artisti e nuovi interpreti della cultura e dell’imprenditoria nazionale e internazionale. La poesia non si ferma