Le bollicine trainano il successo del vino italiano nel mondo

di Paolo Brogioni

 

Le esportazioni italiane di vino nel primo trimestre 2022, sulla base dei dati Istat elaborati dall’’Osservatorio del vino di Uiv e confermati anche da altre fonti come I numeri del vino, hanno registrato un incremento intorno al 18% sul 2021 e del 19% sul 2019, pari a 1,7 miliardi di euro. Un risultato molto incoraggiante, soprattutto in considerazione del particolare momento storico, ancora toccato dalla pandemia a cui si è aggiunta la guerra tra Russa e Ucraina, due importanti mercati per il nostro vino.

Dati molto incoraggianti

 

In particolare sono le bollicine che continuano a trainare il mercato anche nei primi mesi di questo nuovo anno. Un dato confortante, che vede registrare un +35,6% rispetto al 2021, una crescita più che doppia rispetto ai vini fermi (+14,8%).
A salire è anche il prezzo medio (+12,2%), grazie soprattutto ad un mese di marzo particolarmente positivo rispetto a gennaio e febbraio.
In rialzo tutti i principali mercati della domanda, fatta eccezione per Germania e Cina, mentre, nel mese di marzo, Russia (-30% nel trimestre) e Ucraina fanno segnare crolli rispettivamente del 65% e del 98%.
“I numeri messi a segno dal vino italiano, ma anche da quello francese che chiude a +24%, sono sorprendenti – ha detto il segretario generale Uiv Paolo Castelletti -, ancor più se si tiene conto di un 2021 in doppia cifra. È però troppo presto per capire che direzione prenderà il mercato nei prossimi mesi, con una domanda potenziale sempre più afflitta da una congiuntura negativa e dall’escalation della spirale inflattiva. Se a ciò si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime secche, che per le aziende si traduce in un surplus medio di spesa di oltre il 30%, è importante mantenere cautela ed evitare trionfalismi che potrebbero essere confutati nei prossimi mesi”. L’inflazione, infatti, è un tema che occorrerà tener presente sempre di più nel valutare i dati in valore dell’esportazione, che possono essere falsati da questo aspetto, che non necessariamente implica maggiori utili per gli esportatori.

 

Il Prosecco corre sempre più veloce

 

Le bollicine quindi spingono la corsa dei vini italiani sui mercati internazionali, con un Prosecco trainante. Secondo le proiezioni dell’Osservatorio di Unione Italiana Vini , l’esplosione della domanda post-Covid (+26% nel 2021, 7 bottiglie su 10 destinate all’estero) fa prevedere un contingente di 1,1 miliardi di bottiglie entro quest’anno, in aumento a 1,25 miliardi a fine 2023.
Una previsione che trova fondamento nell’ottima performance degli spumanti Made in Italy, cresciuti, come già sopra ricordato, nei primi tre mesi del 2022 del 35,6%, doppiando i vini fermi (+14,8%), vede in doppia cifra Usa +18%, UK +87% e Germania +20%. A fare la differenza, un approccio alle bollicine di una domanda sempre più trasversale, ‘destagionalizzata’ rispetto alle occasioni classiche di consumo, e sempre meno legata a modalità di utilizzo esclusive.

 

 

 

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