Sostenibilità ambientale ed economica, un dovere per tutti
di Riccardo Cotarella
In queste righe parlerò di sostenibilità ambientale ed economica, ma prima sento l’urgenza di dedicare un pensiero a un ragazzo che non c’è più. Un ragazzo che stimavo moltissimo e al quale mi legava uno spontaneo sentimento di affetto. Si chiamava Marco Accordini, figlio di Daniele, uno dei consiglieri nazionali più attivi di Assoenologi. Come molti di voi sapranno già, Marco ha perso la vita a soli 26 anni in un tragico incidente. Ho avuto l’onore di conoscere questo ragazzo, uno dei giovani più promettenti dell’enologia italiana. La sua è una perdita enorme e non solo per la sua famiglia alla quale sono legato da una lunga e profonda amicizia. Marco, come molti altri ragazzi della sua età, aveva una visione futuristica del mondo del vino, seppur radicata alla tradizione, all’amore per le cose fatte perbene. Parlando di sostenibilità ambientale ed economica credo di toccare un tema che era assolutamente nelle corde e soprattutto negli interessi di Marco.
Parto dalla sostenibilità ambientale che impone un radicale mutamento culturale del paradigma aziendale con cui si va ad affrontare la produzione di vitivinicola fin dall’impianto di un vigneto. Chi pensa che sostenibilità ambientale significhi lasciare tutto al corso della natura, improvvisando interventi senza alcun fondamento tecnico-scientifico, è semplicemente fuoristrada. Perché ci sia sostenibilità e quindi rispetto per l’ambiente occorre un approccio totalmente scientifico che prende spunto dalla ricerca. Partiamo dall’idea di creare un nuovo vigneto: prima di andare a piantare le viti occorrerà procedere a delle analisi chimico- fisiche del terreno, la sua giacitura, esposizione eccetera. Tutti questi sono una parte di quelli elementi che ci potranno suggerire, ad esempio, quale varietà impiantare e come procedere nella coltivazione. Questo approccio scientifico lo dovremmo portare avanti fino alla vinificazione, riducendo al massimo emissioni, sprechi energetici e uso di sostanze nocive. Un approccio che noi enologi adottiamo da anni, anzi, mi sento assolutamente di dire che siamo stati degli assoluti pionieri della sostenibilità ambientale, malgrado qualcuno voglia mistificare la realtà proponendo ricette da apprendisti stregoni che non solo danneggiano i terreni, ma a volte potrebbero anche essere nocivi della salute umana. Se la difesa del Pianeta è un dovere, altrettanto lo è la salvaguardia economica delle nostre aziende. Ma attenzione, le due cose non sono in antitesi, bensì vanno di pari passo.
I tempi che viviamo – i rincari folli di materie prima, luce e gas ne sono una conseguenza – impongono una revisione gestionale delle imprese. In parole semplici: è obbligatorio tagliare gli sprechi e andare, ad esempio, verso nuovi modelli di approvvigionamento energetico che permetteranno alle c antine di contenere i costi e, guarda caso, anche contribuire alla salvaguardia dell’ambiente. Ed esempi come questo se ne possono fare tanti altri, anche per il trattamento dei vigneti. Ma la sostenibilità aziendale va oltre alle buone pratiche e all’adozione di nuovi interventi, passa anche per delle politiche governative – nazionali ed europee – che mettano nelle giuste condizioni le imprese di fare economia. E se agli imprenditori è chiesto un salto culturale nell’approccio produttivo, a chi è deputato a immaginare il futuro dell’agricoltura italiana e gestirne oggi il presente, non possiamo che appellarci perché possa mettere in piedi un sistema legislativo snello, burocraticamente parlando, e lungimirante. I fondi del Pnrr in tal senso dovrebbero aiutare a sviluppare nuovi modelli e nuove traiettorie. Noi enologi, che spesso siamo chiamati anche a contribuire alla gestione aziendale delle cantine, siamo assolutamente pronti alla sfida. E ancor di più…