Il fondamentale contributo dell’enologo al successo materiale e immateriale del vino italiano

di Riccardo Cotarella

 

Il nuovo Consiglio di amministrazione di Assoenologi ha tagliato il traguardo del suo primo anno di lavoro che coincide con un anniversario straordinario, i 130 anni di questa rivista. Due momenti significativi che impongono, una volta di più, delle riflessioni sulla figura e sul ruolo fondamentale e strategico degli enologi. Oggi vere anime del vino italiano al pari dei produttori, come anche il recente Vinitaly ha ampiamente dimostrato. Senza il sapere e la scienza applicata che nessuno al pari degli enologi può vantare, il vino italiano non avrebbe raggiunto i livelli qualitativi che oggi è in grado di esprimere, facendosi portabandiera di un intero Paese.

La crescita della figura dell’enologo, oltre che per la professionalità dei singoli, indubbiamente passa anche attraverso la forza di un’Associazione come Assoenologi, che negli ultimi anni è riuscita a imporsi nello scacchiere politico nazionale e tra gli attori di settore e oggi è un punto di riferimento assoluto nel mondo della vitivinicoltura. In questo senso, un salto di qualità credo che sia stato compiuto proprio nell’ultimo anno, grazie all’attuale Consiglio di amministrazione che, alla pari dei precedenti Cda, è stato capace di interpretare al meglio le esigenze del momento, cogliendone gli aspetti prioritari e con determinazione, competenza e progettualità ha dato un nuovo impulso alle tante iniziative dell’associazione. Uno dei punti più alti mai toccati da Assoenologi, nella sua lunga storia, è stato il Simposio di Napoli, dove siamo stati al centro dei media nazionali per giorni e giorni, avendo portato alla ribalta un tema tanto delicato quanto importante, qual è vino e salute.
Siamo anche riusciti nel fondamentale intento di costituire un efficiente Comitato giovani di Assoenologi, seguito quotidianamente dai due vicepresidenti nazionali, Massimo Tripaldi e Pierluigi Zama che si interfacciano con i due giovani coordinatori, Francesco Martusciello e Gabriele Valota. Il Comitato giovani è stato fortemente voluto dai senior dell’Associazione e dopo un primo periodo di assestamento, adesso siamo finalmente riusciti a creare un gruppo coeso e pronto a lavorare per il presente e soprattutto per il futuro di Assoenologi.
Più volte ho avuto modo di sottolineare l’importanza di saper comunicare un vino e in tal senso l’enologo-comunicatore è imprescindibile nell’enologia moderna. Questo mi permette di agganciarmi alla straordinaria ricorrenza che in questo numero celebriamo, i 130 anni della rivista l’Enologo. Una storia pazzesca, un caso editoriale che non faccio fatica a definire unico al mondo. Una rivista di settore che resiste a cambiamenti e stravolgimenti mondiali è qualcosa di incredibile. E la cosa che più appare inverosimile è che anno dopo anno assume un’importanza sempre maggiore, grazie anche ai tanti partner di Assoenologi che vedono nel nostro magazine un punto fermo per la loro comunicazione d’impresa. Tutto questo per noi è motivo di grande orgoglio, consapevoli di avere in mano uno strumento importante per raccontare la vitivinicoltura italiana e ovviamente l’intensa attività dell’Associazione.
Orgoglio, ma anche consapevolezza e responsabilità verso un mondo che ci guarda con attenzione e stima. Il lavoro che ci attende è ancora molto e di qualità. Il nostro compito è guidare i processi evolutivi in vigna, in cantina e nel racconto della nostra missione. Perché quella che ci chiama in causa ogni giorno all’interno delle aziende è un’autentica missione al servizio di uno degli asset trainanti dell’economia nazionale e questo ci impone di dare il massimo e non lesinare energie. Questo è il tempo di dare una nuova spinta alla ricerca e alla sperimentazione, anche per arginare fenomeni negativi causati dai cambiamenti climatici o da chi vorrebbe mettere in cattiva luce il vino per biechi interessi personali. Come potete ben vedere, i temi a cui siamo chiamati a dare risposte concrete e rapide sono molteplici. Ma siamo confortati da una certezza oramai acquisita, il ruolo dell’enologo e di Assoenologi è definito e riconosciuto a ogni livello, a iniziare da chi è chiamato a ricoprire i ruoli delle più alte cariche istituzionali.