Speciale anniversario: l’Enologo raggiunge uno storico traguardo

di Laura Bacca

 

La nostra rivista fu fondata a Conegliano due anni dopo la nascita della Società degli Enotecnici Italiani, voluta da Arturo Marescalchi e presieduta da Antonio Carpenè. Il primo numero portava la data del 18 maggio 1893. Si intitolava L’Enotecnico, periodico di viticoltura e di enologia dedicato agli interessi degli enotecnici. Il comitato di redazione era un gruppo di enotecnici residenti in Conegliano con la collaborazione degli enotecnici licenziati dalle Regie scuole enologiche del Regno. Redattore capo Arturo Marescalchi, presidente Antonio Carpenè.

Il contesto di fine ‘800

Si era nell’ultimo decennio dell’Ottocento e il fermento per superare la distruzione della viticoltura europea provocata dall’arrivo della fillossera, avvenuto nel 1868, era diffuso in tutta Europa. Nel 1876 nasceva a Conegliano la prima scuola Enologica – e dopo di lei quella di Alba, Avellino, Catania e Cagliari – con lo scopo di assicurare uomini specializzati, preparati, in grado di seguire e far proseguire, su basi scientifiche, il settore vitivinicolo nazionale. L’enotecnico venne a costituire il fattore determinante su cui si sarebbe basata tutta la vitienologia. Nello stesso tempo gli anni in cui il grande secolo si avviava ad una inquieta fine, tra scandali, tensioni sociali e velleitarie imprese politico-militari, vedevano anche gente che indirizzava la propria intelligenza ed estrinsecava la propria vocazione in favore dell’associazionismo specifico di settore e della vitienologia, fino ad allora coinvolta, come quasi tutti gli altri settori agricoli, in una staticità alquanto opaca e in un clima diffuso di misoneismo. Fu in questo contesto che Marescalchi e Carpenè operarono.

I primi anni de L’Enotecnico

Dei primi anni di vita della rivista L’Enotecnico purtroppo si sa poco, se non per la pubblicazione, da parte del nipote di Marescalchi (Arturo Marescalchi Jr) nel 1984 di una ristampa dei primi due anni della rivista L’Enotecnico (1893-94). Sul primo numero, datato 18 maggio 1893 (allora era un bollettino quindicinale di poche pagine) viene riportato il “Programma”, a firma di Antonio Carpenè:
“L’Enotecnico” sarà un periodico indipendente, che userà d’ogni mezzo possibile per mantenere alto il decoro di una classe di professionisti ormai divenuta numerosa e utile; esso ne propugnerà gli interessi, sempre tenendosi entro i confini dell’imparzialità e della giustizia. Uniamoci tutti per salvaguardare il nostro avvenire e con la coscienza della utilità dell’opera nostra al bene di una grande industria, qual è l’enologica, accingiamoci tutti uniti a propugnare quegli ideali nobili che la educazione ed istruzione ricevuta hanno in noi svegliato, tendenti unicamente al bene nostro e dell’enologia nazionale.
“L’Enotecnico” si terrà in comunicazione con tutti i cultori dell’Enologia che fecero e faranno adesione al suo programma. Presentarsi al pubblico in forme modeste, convinto che con intendimenti retti, con lealtà e franchezza di propositi, col rispetto alle leggi ed alle convenienze, riuscirà a prosperare, fidente nell’appoggio di tutte le Istituzioni enologiche, nei confratelli di stampa e nella benevolenza del pubblico, che in questo periodico troverà descritti gli studi ed i lavori scientifici e pratici che sortiranno dall’attività sempre crescente degli studiosi delle scienze applicate alla coltivazione della vigna ed alla fabbricazione del vino.
Il programma dell’Enotecnico” è dunque questo: costituirsi quale organo degli Enotecnici Italiani per propugnarne gli interessi. Pubblicare almeno in succinto gli studi e i lavori scientifici attinenti all’Enologia e quelli pratici. Venire in aiuto con tutti i suoi mezzi modesti, alla soluzione dei problemi interessanti le pratiche viticole, quelle di cantina e del commercio vinicolo interno e di esportazione.
Nel dicembre del 1894 Marescalchi accetta di assumere le funzioni di redattore capo di due giornali agrari (Il Coltivatore e Il Giornale Vinicolo Italiano) e lascia la redazione de “L’Enotecnico” all’allora segretario Carlo Marani, bolognese, diplomato a Conegliano nello stesso anno, che si occuperà della pubblicazione fino a tutto il 1896. Poi ne perdiamo le tracce.
Nel frattempo, nel 1918: la “Società degli Enotecnici Italiani” trasferì la sua sede da Conegliano a Milano, in via Silvio Pellico 7. Marescalchi, che era succeduto a Carpenè, mantenne la presidenza fino al 1929, anno in cui fu nominato sottosegretario di Stato all’Agricoltura. Con l’avvento del fascismo l’Associazione si sciolse per essere ricostituita nel 1946 ad opera di Giuseppe Asnaghi che trasformò la “Società degli Enotecnici Italiani” in “Associazione Enotecnici Italiani” di cui assunse la presidenza.

 

La rinascita negli anni ‘50

 

Nel 1950 la pubblicazione del notiziario “L’Enotecnico”, composto da sei pagine formato 26 per 35 cm, venne ripresa.
Ad Asnaghi successe alla presidenza Dino Terraneo e 1959 la sede si trasferì in via Ugo Foscolo. Al vertice venne chiamato Antonio Carpené, nipote del fondatore, la cui presidenza rappresentò l’avvento dei giovani alla guida della categoria.
Nel 1960 “L’Enotecnico” esce come notiziario incorporato nella rivista dell’Unione Ex Allievi della Scuola di Conegliano, ma cinque anni più tardi riprende vita autonoma ed inizia la pubblicazione come Nuova serie, anno 1, numero 1.
Siamo nel 1965 quando Antonio Carpenè lasciò la presidenza a Emilio Sernagiotto, che la mantenne fino al 1970 quanto gli subentrò Narciso Zanchetta. La redazione della rivista passò a Treviso sotto la direzione dell’enotecnico Sergio Tazzer che, con impegno e professionalità iniziò a migliorare la pubblicazione sia nella veste che nei contenuti.

 

Restyling e ammodernamenti

 

La radicale trasformazione del bollettino in rivista degna di tale nome va però al direttore dell’associazione Giuseppe Martelli, che nel 1982 riportò la redazione a Milano iniziando una progressiva e continua evoluzione della stessa. Sotto la sua direzione, durata fino al 2016, è avvenuto anche il cambio del nome che, dopo 107 anni è passato da “L’Enotecnico” a “L’Enologo”. “Una svolta epocale – disse l’allora presidente Mario Consorte – necessaria per seguire l’evoluzione che la categoria ha avuto in questo ultimo decennio con l’approvazione della legge 129/91, che riconosce il titolo di enologo e ne fissa l’attività professionale.
Dopo Giuseppe Martelli, la rivista ha avuto come direttore responsabile il professor Nino D’Antonio, giornalista e scrittore di ampia portata, a cui è dedicato il premio letterario pubblicato a lato di questo articolo e che purtroppo ci ha lasciati vittima del Covid nel 2020. Il suo posto è stato ricoperto dall’attuale direttore Gianluigi Basilietti, giornalista dell’Ansa, che ne ha curato anche il completo restyling di fine 2020. Un grande lavoro anche quest’ultimo, il cui progetto grafico è stato realizzato ancora una volta da Revestudio, al quale va il nostro grazie, per la preziosa collaborazione.
“Nel corso della sua lunga storia l’Enologo – ha scritto il direttore Basilietti in apertura del primo numero”, pur rimanendo fedele al suo modo di raccontare il mondo del vino, ha avuto una naturale evoluzione sia nella grafica che nei contenuti, ma oggi abbiamo voluto dargli una veste che lo accostasse ancor di più ai prodotti editoriali dal respiro più ampio. Un magazine più internazionale, oltre che moderno. I temi trattati continueranno ad essere quelli che da sempre interessano gli esperti di enologia e gli appassionati del nostro settore, anche se cercheremo con maggiore insistenza di raccontare l’attualità, fornendo il nostro punto di vista in maniera inequivocabile e senza filtri”.
In occasione di questo importante anniversario, l’Enologo vuole rinnovare l’impegno di continuare a stare al fianco dei produttori e di tutti i protagonisti della filiera del vino, realizzando un prodotto editoriale interessante e utile, oltre che di gradevole veste grafica.

 

Chi era Arturo Marescalchi

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Diplomatosi enotecnico nel 1886 alla Scuola di viticoltura ed enologia di Conegliano, a soli vent’anni incominciò a scrivere pubblicando uno studio sul chimismo della fermentazione. Inviato a Bordeaux frequentò i corsi dei professori Gayon e Millardet e, terminati gli studi, ebbe l’incarico di vicedirettore all’Istituto Enopomologico di Parenzo nell’Istria, città soggetta alla monarchia austro-ungarica. Qui il suo indomito spirito di italianità non consentì una lunga permanenza, cosicché nel 1892 ritornò a Conegliano dove dette vita, tra l’altro, alla rivista l’Enotecnico, scritta in collaborazione con Antonio Carpenè (presidente), e organizzò il primo convegno della Società degli Enotecnici da lui fondata nel 1891 e presieduta per una decina di anni. Fu poi a Bologna, aiuto della cattedra Agraria, quindi chiamato da Edoardo Ottavi nel 1895 a Casale Monferrato alla redazione del Coltivatore e del Giornale Vinicolo Italiano per ben diciassette anni. Nel 1911 fondò un proprio giornale L’Italia Vinicola ed Agraria e nel 1921 fondò con l’Unione Italiana Vini la rivista Enotria che per 20 anni continuò a dirigere. Dal 1919 al 1934 fu deputato al Parlamento e dal 1934 in poi fu senatore del Regno. Per sei anni, dal 1929 al 1935, fu sottosegretario di Stato per l’agricoltura e le foreste. Egli lascia profonde e luminose tracce di sé nel Parlamento e nel Ministero di Via XX Settembre per la sua attività e le iniziative sempre svolte in difesa dell’agricoltura e degli agricoltori; lascia un segno nella scienza con molte opere, due delle quali veramente capitali, la Storia del vino e della vite in Italia (scritto in collaborazione con Giovanni Dalmasso e Guido Marangoni) e L’aspetto agricolo dell’Italia.

 

Chi era Antonio Carpenè

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Illustre scienziato, chimico e ricercatore, viene considerato padre dell’enologia moderna. Per tutta a vita si dedicò agli studi applicati alla viticoltura e all’enologia, con particolare attenzione alle metodiche di spumantizzazione. Nel 1879 mise a punto la produzione industriale dell’enocianina in collabora-zione con Enrico Comboni. Mazziniano, partecipò ad alcune importanti battaglie risorgimentali. Scienziato di spirito positivista e progressista ebbe contatti con Robert Koch e Louis Pasteur; quest’ultimo gli scrisse invitandolo ad approfondire le importanti ricerche sugli effetti dell’acido solforoso sui fermenti di vino e birra. Si prodigò per il superamento dell’arretratezza agricola e per il rinnovamento degli antiquati sistemi di coltivazione della vite, in uso in quei tempi in Italia. Diede un decisivo contributo alla formazione della Scuola enologica di Conegliano, la prima in Italia, fondata con Giovanni Battista Cerletti nel 1876 in base ai principi della Società enologica provinciale costituita nel 1868. I comuni di Conegliano e Brugnera gli hanno intitolato una via.