Il vino non ha paura delle fate ignoranti

di Riccardo Cotarella

Il vino non ha paura di nessuno, tantomeno di quelle “fate” che si ergono a paladine della salute, ma dando ampia dimostrazione di ignorare la materia. In questo editoriale, che ci accompagna nel nostro 77esimo Congresso nazionale Assoenologi, sarò più netto e risoluto che mai. È giunto il momento di spazzare via le tante falsità che vengono confezionate ad arte sul mondo del vino. Falsità costruite per fare audience, per cercare popolarità, per vendere qualche libro in più e vengono create a discapito del lavoro di tanti produttori, gettando fango sulla professionalità degli enologi, discreditando migliaia e migliaia di lavoratori e famiglie che ogni giorno si spezzano la schiena nei vigneti e nelle cantine. È ora di dire basta. E lo grideremo una volta di più dalla Sardegna che ospita il nostro Congresso. Intanto, lo ribadisco qui, focalizzando l’attenzione proprio sui due temi che sempre più spesso vengono rispolverati per attaccare la vitivinicoltura. E cioè: la salute e la naturalità dei vini. Per qualche pseudo scienziato o scienziata, attaccare il vino in nome della salute sta diventando una vera e propria ossessione, arrivando ad affermare che anche un solo sorso di vino può provocare il cancro. Parole pronunciate senza alcuno scrupolo e soprattutto senza alcuna documentazione scientifica, ma semplicemente a sentimento, arrogandosi conoscenze scientifiche che non solo non trovano riscontro, ma addirittura sono in antitesi con ciò che veri luminari medici da sempre sostengono e cioè che un uso moderato di vino fa bene alla salute. Questi pseudo scienziati, una volta per tutte, li invitiamo a portarci le risultanze scientifiche in cui si attesti la pericolosità del vino, in caso contrario saremo costretti a difenderci in tutte le sedi opportune. Non possiamo più permetterci di prestare il fianco a interessi di parte. E che il tutto sia costruito ad hoc lo dimostra il fatto che a finire sotto attacco è il vino e non l’alcol. Questo semplicemente perché il vino è un prodotto mondiale, solo parlando di vino si può conquistare la ribalta sui giornali o delle trasmissioni televisive.

Ma vi assicuro che Assoenologi, l’Associazione degli enologi e degli enotecnici di cui mi onoro esserne il presidente, non si rassegnerà mai alla mistificazione della realtà e continuerà nella sua battaglia in difesa del vino italiano. Così come non permetteremo mai di far passare un altro concetto figlio della mistificazione, quello dei vini naturali. Lo vado ripetendo da tempo, ho avuto modo di ribadirlo durante l’ultimo Vinitaly davanti al ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, e personalmente alla presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni: i vini naturali sono un inganno, soprattutto verso il consumatore che basandosi sull’aggettivo, è portato ad acquistare qualcosa che è un semplice bluff. A meno che il prodotto non sia difettoso al punto da volgere all’aceto. La natura ci ha dato una pianta straordinaria, che è la vite, che produce un frutto delizioso, che è l’uva. Può essere ovviamente mangiata oppure, se lasciata al suo corso naturale di trasformazione, diventa, appunto, aceto e non certo di qualità. Perché si trasformi in vino occorre l’intervento dell’uomo. In tal senso c’era stata, anni fa, anche un’ammissione storica di un guru dei “naturalisti”, Josko Gravner, che con estrema chiarezza e onestà intellettuale (elementi che mancano a tanti improvvisati predicatori nel deserto) ammise il fatto che i solfiti sono utili alleati contro la diabolica acidità volatile e riconoscendone la necessità indispensabile al fine di ottenere vini sani e con requisiti che rientrino nei limiti legali. E quindi attenzione, anche in questo caso, alle fate dei vini naturali vestite da “Pinocchio”. Vi stanno prendendo in giro, vi ingannano. Il vino, come recitano anche le sacre scritture, è “frutto della vite e del lavoro dell’uomo”. In conclusione di queste righe, vorrei tanto assicurarvi di non ritornare più a parlare di questi temi, ma purtroppo so che non sarà così e allora voglio rivolgervi un appello, cari colleghi enologi: tutti insieme diamo battaglia a queste falsità. Usiamo tutti i canali di comunicazione a nostra disposizione per riaffermare la verità scientifica della nostra professione. Siamo noi i primi custodi del vino e siamo chiamati a difenderlo e promuoverlo, soprattutto in un tempo così complesso come quello che stiamo vivendo.