Calabrese: il vino fa bene alla salute, lo dice la scienza

di Riccardo Cotarella

 

Una moderata quantità di vino appaga il palato, aiuta la digestione e favorisce la salute cardio-circolatoria. Questo è quanto è emerso ancora una volta a Napoli, in occasione del recente Simposio Assoenologi su “Vino e salute, tra alimentazione e benessere”. A differenza degli alcolici e superalcolici, il vino contiene l’85-87% di acqua e quindi il 12-15% di materia alcolica associata a vitamine, minerali e antiossidanti. Il vino, consumato ai pasti e responsabilmente, con moderazione, intelligenza, nonché associato ad uno stile di vita sano, dunque, ha effetti benefici. Ma vediamo di approfondire ulteriormente questo argomento, attraverso questa intervista al professor Calabrese, che, la le numerose cariche, è anche il presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare del Ministero della Salute.

 

Giorgio, cosa dice la Scienza sugli effetti benefici del vino?

Studi epidemiologici condotti su numerose e differenti popolazioni rivelano che gli individui che consumano ai pasti principali, quotidianamente e moderatamente vino, godono di un migliore stato di salute. In particolare, si osservano riduzioni significative di mortalità per tutte le cause ma specialmente per quelle cardiovascolari, rispetto agli individui che si astengono o che bevono alcol in eccesso. Noi ricercatori stiamo lavorando per spiegare questa osservazione in termini molecolari e nutrizionali. Abbiamo infatti appurato che l’assunzione moderata di etanolo migliora il metabolismo delle lipoproteine e riduce il rischio di mortalità cardiovascolare e il vino è tra le bevande con poca quantità di etanolo.

 

La domanda ora è se il vino, e in particolare il vino rosso abbondantemente ricco di acidi fenolici e polifenoli, conferisce ulteriori benefici per la salute.

Scoprire le proprietà nutritive del vino è un compito impegnativo, perché bisogna studiare e interpretare le azioni biologiche e la biodisponibilità degli oltre 200 e più composti fenolici. Occorre interpretare anche i fattori sociali che accompagnano il consumo di vino, comparando la miriade di effetti del puro alcol, il cui consumo frequente, anche in limitata quantità, non ha gli stessi effetti salutisti. Il consumo costante e moderato del vino produce, nel tempo, benefici alla salute, per cui il riscontro ematico di alcuni parametri indicatori di determinate malattie, che risentono positivamente del consumo di vino, non sono immediatamente percepibili.
La ricerca scientifica ha dimostrato che le molecole presenti nell’uva e nel vino interagiscono con il metabolismo.
Si, è vero. La ricerca futura deve ulteriormente studiare i meccanismi specifici delle differenti componenti del vino, cioè dell’alcol e dell’azione polifenolica, quindi sviluppare biomarcatori nel loro ruolo specifico nella prevenzione delle malattie. In particolare, occorre approfondire il consumo di vino e la sua incidenza nella prevenzione di malattie a lento sviluppo per le quali i biomarcatori convalidati sono rari. Mentre sono universalmente riconosciuti i benefici dei polifenoli di frutta e verdura, non trovano la stessa considerazione i polifenoli del vino.
Recentemente l’Unione europea ha avviato una campagna contro il vino, perché ritenuto pericoloso per la salute. Cosa ne pensi?
L’Unione europea, prima di esprimere una indicazione tanto estrema, avrebbe dovuto documentarsi circa le conoscenze scientifiche che noi medici, dietologi e internisti, abbiamo studiato e applicato negli elaborati nutrizionali. Un effetto benefico, noto a tutti, circa il consumo moderato di vino è il French Paradox, termine coniato nel 1992 per descrivere, appunto, un paradosso, ovvero che la popolazione francese, nonostante un apporto dietetico relativamente elevato di grassi saturi, con un contestuale consumo di vino rosso mostrava una incidenza relativamente bassa di malattie cardiovascolari. Ciò dimostra che non è l’uso ma l’abuso di vino che può rivelarsi dannoso, come tutti gli abusi. Diversi studi hanno indagato le giuste associazioni biologiche e cliniche estremamente positive del consumo di vino rosso con le malattie cardiovascolari e la mortalità. L’assunzione, da leggera a moderata di vino rosso produce una serie di effetti potenzialmente benefici che risultano salutari e preventivi in tutte le fasi del processo aterosclerotico, dall’aterogenesi (come lo sviluppo e la crescita precoce della placca), all’occlusione dei vasi, (come la dilatazione mediata dal flusso, trombosi). Tali effetti benefici coinvolgono meccanismi di segnalazione cellulare, interazioni a livello genomico e modificazioni biochimiche dei componenti cellulari e plasmatici.

Quali effetti metabolici, specie del vino rosso, sono assolutamente dimostrati?

Le componenti del vino rosso, in particolare: alcol, resveratrolo e altri composti polifenolici, è dimostrato che possono ridurre lo stress ossidativo, migliorare la quota di colesterolo buono e delle pareti dei vasi (principalmente aumentando i livelli di colesterolo lipoproteico ad alta densità) e inibire l’ossidazione delle lipoproteine, l’accumulo di colesterolo nei macrofagi e la formazione di cellule schiumose, favorenti l’aterosclerosi. Tutte queste componenti possono anche aumentare la biodisponibilità dell’ossido nitrico, che fa diminuire la viscosità del sangue e al contempo migliora la sensibilità all’insulina, inibisce l’adesione piastrinica sulle superfici rivestite di fibrinogeno. Sempre l’ossido nitrico fa diminuire i livelli plasmatici del fattore di von Willebrand, fibrinogeno e fattore VII della coagulazione. Il consumo di vino rosso da leggero a moderato è anche associato a una modulazione genetica favorevole delle proteine fibrinolitiche, che alla fine aumenta la fibrinolisi delle

ellule endoteliali localizzata in superficie. Nel complesso, quindi, il “paradosso francese” può avere le sue basi all’interno di un ambiente contenente diverse molecole chiave, cosicché i benefici cardiovascolari favorevoli potrebbero essere principalmente attribuibili agli effetti combinati, additivi o forse sinergici dell’alcol e di altri componenti del vino su aterogenesi, coagulazione e fibrinolisi. In conclusione, prove crescenti supportano fortemente gli effetti cardiovascolari benefici del consumo moderato di vino rosso (da uno a due drink al giorno, per 10-30 g di alcol) nella maggior parte delle popolazioni.

 

Il consumo moderato di vino può influire sulla mortalità?

Per quanto riguarda la mortalità causata da diversi tipi di cancro e la mortalità in genere, solo il consumo moderato di vino ha dimostrato i suoi effetti benefici. Il vino d’uva sembra essere la principale bevanda alcolica che contiene sostanze fenoliche antiossidanti note per essere capaci di inibire l’ossidazione delle lipoproteine a bassa densità e influenzare l’emostasi e la carcinogenesi. In conclusione, ci sono differenze circa gli effetti sulla salute tra vino, birra e superalcolici.

 

C’è un’associazione tra consumo di vino e declino cognitivo nelle persone anziane?

Il consumo moderato di vino, che è a basso tenore alcolico, conferisce potenziali benefici per la salute e le prove scientifiche esistenti concludono che il vino può essere associato a una minore incidenza di alcune malattie. La revisione sistematica e meta-analisi di alcuni lavori mira a esaminare le prove sull’associazione tra consumo di vino e declino cognitivo e ad analizzare se questa associazione varia a seconda del livello di consumo di vino oppure se è influenzata dalle caratteristiche individuali, tra cui l’età media, la percentuale di partecipanti donne e il tempo di follow-up. La ricerca ha recuperato 6.055 articoli. Gli studi sono stati pubblicati tra il 1997 e il 2019 e sono stati condotti in nove Paesi diversi. La dimensione del campione degli studi inclusi variava da 360 a 10.308 campioni, con un’età media di 70 anni. Questo studio può mostrare un effetto protettivo del consumo di vino contro il declino cognitivo, problema crescente. Tuttavia, sarebbe importante per la ricerca futura differenziare i tipi di vino all’interno del consumo.

 

Altri contributi in tema di vino e salute sono pubblicati alle pagine 41 e 44 di questa rivista