Il contributo del Crea-Ve al sapere della vitivinicoltura del Paese

di Maria Carla Cravero, Anna Maria Di Franco e Mario Ubigli

 

La prima parte del convegno prevedeva due relazioni: una di natura storica svolta dalla prof.ssa Giusi Mainardi dell’Università di Torino e una di carattere tecnico-scientifico tenuta dal Dott. Mario Ubigli, sintetizzata in questo articolo.

 

La sede di Asti del Crea Viticoltura ed Enologia (Crea-Ve), seppur sotto differenti denominazioni (Stazione enologica sperimentale dal 1946, Istituto Sperimentale per l’Enologia dal 1967 (ISEn), Centro di Ricerca per l’Enologia dal 2008 dal 2017 (Cra-Eno), vanta una lunga storia che trae origine dall’istituzione della Regia Stazione Enologica Sperimentale di Asti, con Regio Decreto “18 gennaio 1872” di re Vittorio Emanuele II. Con la Stazione enologica di Gattinara – chiusa dopo pochi anni – costituì il primo nucleo di una rete di stazioni sperimentali promosse dal Ministero dell’Agricoltura con l’intento di migliorare le tecniche di coltivazione e di trasformazione dei prodotti agroalimentari. La Stazione enologica di Asti è stata, sin dagli inizi, in prima fila nel campo della ricerca e dell’innovazione in campo vitivinicolo, grazie ai suoi valenti studiosi e ha saputo tenere il passo, operando con successo sia a livello nazionale che internazionale.

Materiali e metodi

 

Per cercare di illustrare in modo oggettivo l’importanza e il valore del contributo dato dall’ente al settore enologico si è fatto ricorso ad un dato di fatto: le pubblicazioni. Si è partiti da un periodo relativamente recente, ovvero la riforma degli enti vigilati dal Ministero dell’Agricoltura posta in essere negli anni Sessanta. Per organizzare la raccolta delle pubblicazioni abbiamo fatto riferimento al decreto del 12 dicembre 1970 con cui si individuarono i settori di ricerca del neo costituito (1967) Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti e si istituirono le Sezioni Operative Centrali (SOC) di Chimica enologica, Microbiologia enologica, Tecnologia e Meccanica enologica. Quest’ultima venne attivata ufficialmente a partire dal 1977 quando venne nominato un direttore, il Dott. Mario Càstino, e uno sperimentatore, il Dott. Mario Ubigli. Nel 2004, con l’istituzione del Consiglio della Ricerca e sperimentazione agraria (CRA), le Sezioni furono formalmente soppresse. Di fatto, queste hanno continuato ad operare come gruppi di ricerca sino ad oggi, con l’aggiunta del gruppo di analisi sensoriale. Nelle tabelle (Tab.1-4) sono riportate le pubblicazioni dal 1992 al 2015. L’Analisi sensoriale, introdotta all’ISEn negli anni Ottanta, periodo in cui questa disciplina iniziò a diffondersi nel nostro paese, si sviluppò successivamente soprattutto grazie al dott. Ubigli. Il suo testo “I profili del vino” dedicato all’analisi sensoriale dei vini, edito da Edagricole, ha ricevuto nel 1999 il premio Oiv. In seguito, anche grazie ad altri ricercatori, si sono messe in atto collaborazioni a livello di progetti e di attività didattica con diverse Università, Consorzi, enti pubblici e privati, strutture regionali.

 

Tre illustri personaggi che hanno fatto la storia

 

Il primo illustre studioso che proponiamo è il Prof. Luciano Usseglio Tomasset. Nato a Bussoleno (TO) nel 1927, è mancato prematuramente nel 1995. Nel 1973 viene nominato direttore della Sezione di Chimica enologica e nel 1977 assume la carica di direttore dell’Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti. È autore del manuale “Chimica enologica “, edito nel 1978 e ripubblicato in seconda edizione nel 1995, di grande successo anche all’estero, e di un’opera divulgativa dal titolo “Il vino come produrlo e come conservarlo” edito nel 1985, nonché di numerosi articoli di carattere divulgativo raccolti in un pregevole libricino “Su queste colline” edito nel 2006. Il Prof. Usseglio nei quaranta anni dedicati alla ricerca ha pubblicato 123 lavori scientifici, occupandosi di chimica, tecnologia e microbiologia enologica ed applicando le più moderne tecniche analitiche. Ricordiamo, ad esempio, i numerosi studi sui colloidi, l’elettroforesi, la termovinificazione, gli spumanti, le grappe, la sicurezza e la qualità dei vini. Ha condotto anche studi di analisi sensoriale ed ha partecipato da protagonista al dibattito enologico degli anni Settanta-Ottanta, contribuendo al rilancio del settore.

 

Un altro studioso di rilievo è il Dott. Mario Càstino. Nato a Torino nel 1934, è mancato nel 2009. Laureato in Scienze Agrarie, nel 1977 viene nominato Direttore della Sezione di Tecnologia e Meccanica enologica. Dal 1976 al 1985 è Responsabile della SOP di Velletri, facendone un punto di riferimento per l’enologia del Centro Italia. Nel 1982 l’Associazione Enotecnici Italiani gli conferisce il premio per la “Ricerca scientifica in enologia”. Nel 1995, viene chiamato alla direzione dell’Istituto, carica che ricopre sino al 1997. Dopo il pensionamento continua ad occuparsi di enologia, collaborando con l’Università di Torino, l’Organizzazione Interprofessionale per la Comunicazione delle Conoscenze in Enologia Organizzazione (OICCE) di Canelli e l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino (ONAV). Ha ricoperto anche la carica di vice presidente dell’Accademia di Agricoltura di Torino. Autore di 189 pubblicazioni, ha pubblicato un testo dal titolo “Vini bianchi – Tecnologia di produzione” nel 1993. Con lo stesso editore ha pubblicato, insieme ad altri autori, nel 1996 “Guida pratica dell’enologo” e nel 2002 “Manuale pratico del viticoltore e del cantiniere”. In precedenza, aveva pubblicato col Prof. Ezio Roletto un testo di statistica. La conoscenza della statistica di Càstino è stata fondamentale per l’avvio dell’Analisi sensoriale nel settore enologico.

 

Infine, “last but not least”, il Prof. Rocco Di Stefano. Nato a Scordia, all’ombra dell’Etna, si laurea presso l’Università di Bologna in Chimica industriale. Dopo alcune esperienze di insegnamento vince il concorso di sperimentatore presso l’Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti (ISEn) nel 1974 e viene assegnato alla Sezione di Chimica di cui diverrà direttore nel 1986. Nel 1997 e fino al 2003 dirigerà l’ISEn. Dal 2005 al 2008 ricopre il ruolo di ordinario in Chimica e Tecnologia degli alimenti presso l’Università di Palermo. Tra le numerose e importanti attività si ricordano le docenze universitarie anche presso UniAstiss, la direzione della Sezione di Barletta, i numerosi impegni ministeriali, la traduzione di parte del “Traité d’Oenologie” e la partecipazione come coautore al testo “Hyphenated Tecniques in Analysis of Wine” edito da Wiley & Sons, New York. In tempi recenti ha contribuito alla definizione del disciplinare dell’Asti secco. È autore di oltre 240 pubblicazioni. Alcune di esse di altissimo livello vengono frequentemente citate in specifici lavori da parte di ricercatori non solo italiani. Si ricordano i suoi metodi di analisi dei polifenoli delle uve e dei vini, ancora ampiamente utilizzati presso i laboratori di controllo aziendale e di ricerca. In chiusura di relazione, sentiamo l’obbligo di ricordare l’attività importante svolta dagli analisti del Servizio Repressione Frodi con cui per molto tempo abbiamo condiviso il Direttore. Poi, per l’attività di studio di ricerca di consulenza, i colleghi delle SOP di Gaiole in Chianti, di Velletri e di Barletta che hanno fornito un importante contributo alla enologia del territorio.

 

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