Protezione e adattamento della viticoltura da vino al cambio climatico

di Luigi Bavaresco

Uno degli aspetti ambientali caratterizzanti la situazione attuale del nostro pianeta, documentata da dati scientifici, è il cambiamento del clima che si evidenzia con variazioni della temperatura dell’aria, del regime pluviometrico e degli eventi estremi (ondate di calore, gelate tardive, alluvioni, tifoni, tornado, cicloni, che sono aumentati). La Fig. 1 rappresenta l’andamento temporale (dal 1850 ai nostri giorni) delle temperature medie mensili, a livello mondiale e si possono vedere chiaramente gli aumenti costanti. Se andiamo più indietro nei secoli (Fig. 2, relativa all’emisfero nord) vediamo ancora variazioni delle temperature, sia in aumento che in diminuzione, ma gli aumenti (Medioevo) non hanno raggiunto i livelli attuali. Si fa presente che le temperature sono registrate da quando è stato inventato il termometro (dopo il prototipo di Galileo, ricordiamo quello di Fahrenheit, nel 1709) mentre prima si stimavano sulla base di diversi indizi, come gli anelli nel legno di vecchi alberi oppure, nel caso della Borgogna, sulla base delle date di vendemmia del Pinot nero (che sono registrate dal 1370). Le precipitazioni, invece, non sono variate allo stesso modo nei diversi ambienti; qui da noi, per esempio, i fenomeni di siccità sono sempre più evidenti. Quanto appena detto è quindi un dato di fatto che nessuno può contestare.
Diverso invece è il discorso sulle cause, dove il peso delle attività umane (rispetto a fattori naturali) viene, a seconda dei punti di vista, ritenuto molto o poco importante. In ogni caso l’uomo entra nella dinamica climatica (molto, a mio avviso), soprattutto con l’emissione dei gas serra (anidride carbonica, metano, ossidi di azoto, idrocarburi alogenati) e aerosol (fuliggine). Questo ha e avrà un impatto profondo e diretto sui sistemi agro-alimentari e sulla salute, soprattutto nelle regioni semi-aride, con riduzioni produttive di mais, frumento, riso e altre colture primarie; è questo il maggiore problema umanitario, perché va ad incidere sulla vita di miliardi di persone. Questa emergenza climatica si affronta nei seguenti modi: mitigazione, protezione e adattamento. Nel presente articolo si tratterà soprattutto di protezione e adattamento, anche se in qualche caso la vitivinicoltura può fungere da mitigante. Ovviamente la vitivinicoltura si deve proteggere e adattare solo in quegli ambienti dove il mantenimento dello status quo provocherebbe danni al sistema.

La premessa necessaria è quindi capire quali sono gli effetti del cambio climatico sulla vite, soprattutto dell’innalzamento delle temperature (durante tutto l’anno) che si possono sintetizzare così:
– anticipo delle fasi fenologiche (soprattutto germogliamento e maturazione);
– aumento degli zuccheri (nell’uva alla raccolta);
– riduzione dell’acidità (soprattutto malica) nell’uva alla raccolta;
– riduzione della colorazione (antociani) dell’uva rossa alla raccolta;
– riduzione di aromi quali i terpeni e le pirazine (nell’uva alla raccolta);
– riduzione del resveratrolo (nell’uva alla raccolta);
– aumento degli aromi nor-isoprenoidi (nell’uva alla raccolta);
– aumento degli enzimi ossidanti (nell’uva alla raccolta);
– tannini (nell’uva alla raccolta) più erbacei e grossolani;
– sfasamento tra maturazione tecnologica e fenolica (nelle uve rosse);
– aumento rischio mal dell’esca e flavescenza dorata;
– riduzione rischio peronospora e botrite.
Per quanto riguarda la siccità, sono noti i danni su produzione e qualità dell’uva.

 

Negatività e positività

 

Ma sono tutti negativi gli effetti dell’innalzamento termico? Dipende da dove è situato il vigneto. Se ci si trova in una zona fredda (elevate latitudini e altitudini), si avranno solo dei benefici; al contrario, se il vigneto è in una zona temperata o calda potranno esserci criticità (in funzione delle specifiche condizioni predo-climatiche, del vitigno e dell’obiettivo enologico), alle quali comunque si può porre rimedio. Ovviamente si dovrà agire (cambiare) se il vino prodotto in queste nuove condizioni climatiche comincia ad avere dei problemi di mercato, subisce cioè delle flessioni nelle vendite perché il suo profilo sensoriale è molto cambiato.

Bisogna inoltre dire che fino ad ora la viticoltura italiana ha retto l’impatto. Per i vitigni bianchi si è agito sulle tecniche colturali e si è modulata l’epoca della vendemmia per contenere il grado alcolico; per i rossi si è in genere osservato un aumento del grado alcolico, che è un problema soprattutto per i vitigni che geneticamente accumulano già molto zucchero e per la produzione di vini di gamma medio-bassa (vini da tavola e/o Igp, da consumo quotidiano o quasi). Per altri vitigni invece (ex Corvina) e per vini di alta gamma l’aumento del grado alcolico sembra aver creato finora problemi limitati anche se in questi ultimi anni (e in particolare nel 2023), i rossi (in generale) hanno visto un calo di consumi. I motivi di questo però sono diversi e il grado alcolico è solo una concausa. Per quanto riguarda questi ultimi vini (in genere Doc e Docg) dobbiamo cercare, nei limiti del possibile, di produrli ancora nei loro ambienti tradizionali, perché quei vini si identificano con quel terroir, con quei fattori che lo caratterizzano (vitigno/i, suolo, area geografica), anche se un elemento importante di esso (il clima) è cambiato. I modelli previsionali climatici dicono che l’incremento termico proseguirà e quindi per i nuovi impianti di vigneti bisognerà cambiare drasticamente.

 

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Quali sono le possibili azioni di protezione e adattamento

 

Le azioni di protezione e adattamento che si possono metter in atto, sono, sinteticamente, le seguenti (iniziando dalle più drastiche a quelle più flessibili, e tralasciando quelle in cantina):
– spostamento dei vigneti a latitudini o altitudini più elevate (perché la temperatura è più bassa);
– cambio del vitigno (usandone uno a maturazione più tardiva, così da sfuggire ai caldi estivi);
– uso di cloni più tardivi (come maturazione) se disponibili, così da non cambiare la piattaforma ampelografica;
– sfruttamento della variabilità intra-varietale (specialmente in vitigni di antica coltivazione) ottenendo un gruppo di individui con caratteristiche utili allo scopo (selezione policlonale); il Barbera, per esempio, è oggetto di questo approccio mediante un progetto PSR Regione Piemonte voluto dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato;
– trattamenti fogliari anti-stress (biostimolanti, antitraspiranti, kaolino, ecc.);
– gestione della chioma (numero di strati fogliari e livelli di apertura dei grappoli);
– potatura tardiva (dopo il germogliamento), il cui risultato positivo (nel ritardare la maturazione) è funzione del vitigno;
– no alle lavorazioni del suolo e agli erbicidi; sì all’inerbimento, alla pacciamatura, al compost: queste pratiche colturali hanno anche un effetto mitigante in quanto riducono l’immissione in atmosfera di ossidi di azoto e metano (dal suolo) e immagazzinano anidride carbonica (nel suolo);
– per quanto riguarda la carenza idrica, è preferibile la pratica dell’aridocoltura, dove possibile (dove cioè piovono almeno 300 mm di acqua/anno, dove il terreno è profondo e in grado di trattenere l’acqua, il tutto corredato da specifiche tecniche colturali); negli altri casi si deve ricorrere, se disponibile, all’irrigazione, per non perdere produzione e qualità; per rimpiazzare viti morte si può provare l’uso di barbatelle franche; nei nuovi impianti invece bisognerà porre attenzione alla scelta soprattutto del portinnesto, della forma di allevamento, del clone;
– considerare le risoluzioni Oiv che hanno dato suggerimenti a proposito (nel 2012, 2015, 2021).
Un’azione innovativa è la modificazione genetica dei vitigni esistenti mediante le Tea (Tecniche di evoluzione assistita) che, da un punto di vista teorico, possono risolvere questi problemi, ma la strada è ancora lunga.
Le sfida climatica, infine, può essere foriera anche di opportunità. La storia ci ha tramandato un patrimonio enologico estremamente variegato, originatosi nel corso dei secoli, in diverse parti del mondo. Questo momento storico potrebbe portare alla nascita di nuovi vini, in nuovi terroir, che saranno un domani tradizione magari un po’ più recente, ma risultato della capacità dell’uomo di adattarsi al cambiamento, come è sempre avvenuto.
Nel sistema entra anche in gioco l’enologia (che non è trattata in questo articolo), che possiede strumenti efficaci per raggiungere lo scopo.
La partita del cambio climatico quindi va giocata con competenza e fiducia, sicuri che potremo provare ancora il piacere di sorseggiare in compagnia un calice di ottimo vino ed essere in grado di “diffondere il cantico del frutto” come Pablo Neruda scriveva nella sua poesia “Ode al Vino”.

 

Dalla relazione tenuta in occasione del convegno “Cambiamento climatico e sostenibilità economica nel settore vitivinicolo” organizzato dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato e dalla Banca di Asti