Le regole dell’enologo: bravo chi è credibile e non ha nessuna paura

di Riccardo Cotarella

 

L’appuntamento congressuale di Assoenologi è un evento speciale e particolarmente atteso. È il momento clou per eccellenza per tutti noi enologi. Più volte da queste colonne ho sottolineato la centralità della nostra professione nella filiera della vitivinicoltura, concetto che, a maggior ragione, voglio ribadire in questo editoriale, che è l’editoriale del numero in cui si scrive proprio del nostro congresso. Ma se è sacrosanto evidenziare l’importanza scientifica, operativa, tecnica e manageriale degli enologi, credo che questa sia anche l’occasione propizia per ricordare i valori etici, morali e professionali che ogni giorno devono accompagnare la nostra attività, sia in vigna che in cantina. Per farlo ho preso in prestito, mutuandole al nostro mondo, le otto “Beatitudini del politico”, scritte dal cardinale vietnamita François Xavier Nguyên Vãn Thuân, che recentemente ho avuto modo di leggere grazie a un caro amico, famoso giornalista e appassionato di politica. Scorrendo quel testo mi sono reso conto quanto fosse aderente anche alle professioni e anche alla nostra. E così ho pensato di farle proprie trasformandole nelle otto regole degli enologi.
La prima, che elencava il cardinal Thuân, recitava così: “Beato il politico che ha un’alta consapevolezza ed una profonda coscienza del suo ruolo”, parole che calzano a pennello con la nostra professione, basta sostituire enologo a politico e c’è l’essenza della nostra missione. E più prosaicamente userò anche il termine “bravo” al posto del più altisonante “beato”.

1) Bravo l’enologo che ha un’alta consapevolezza ed una profonda coscienza del suo ruolo. Aggiungere altro sarebbe superfluo, se non l’invito a tutti noi ad avere chiaro il ruolo a cui siamo chiamati ad adempiere ogni giorno. Ci viene richiesto di realizzare un prodotto unico e inesauribile, un dono chiamato vino.
Le prossime beatitudini le andrò a scrivere una dietro l’altra, inserendo fin da subito “l’enologo” al posto del “politico” ed il risultato è questo.
2) Bravo l’enologo la cui persona rispecchia la credibilità. Già, la credibilità. Fondamentale dimostrarla a chi ci affida i suoi vigneti e le sue cantine. Indispensabile per i cittadini che vanno ad acquistare le bottiglie da noi prodotte.
3) Bravo l’enologo che lavora per il bene comune e non per il suo proprio interesse. Lavorare per il bene del mondo del vino è semplicemente essenziale. Adoperarsi solo ed esclusivamente per il proprio tornaconto sarebbe quantomeno miope e limitante per la nostra professione.
4) Bravo l’enologo che si mantiene fedelmente coerente. Soprattutto coerente con gli studi scientifici che lo hanno accompagnato nella sua formazione, prima didattica e poi pratica. La coerenza spesso appare anacronistica rispetto a mode e tendenze passeggere. Ma se la coerenza affonda le sue ragioni nelle radici della scienza, per l’enologo essere coerente è doveroso e motivo di orgoglio.
5) Bravo l’enologo che realizza l’unità.
Essere uniti come categoria sarebbe non soltanto bello, ma auspicabile sempre. In questo caso credo che la famiglia Assoenologi, seppure con i suoi naturali distinguo, sia un esempio di unità.
6) Bravo l’enologo che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale. Impegnarsi e, se necessario, lottare per migliorare o, come spesso accade, difendere il mondo del vino è doveroso. Sovente finiamo sotto beceri attacchi o semplicemente non vengono recepite le nostre sottolineature. E noi continueremo ad avanzarle.
7) Bravo l’enologo che sa ascoltare. Vale per tutti, ma credo che questo punto debba essere seguito soprattutto dai più giovani che saranno chiamati a prendere in mano le redini della futura enologia.
E infine:
8) Bravo l’enologo che non ha paura. Che non ha paura di manifestare e mettere in pratica le proprie idee, i principi della scienza, della tecnica applicata e quelli della propria moralità. E lo fa anche se là fuori c’è chi vorrebbe imporre strade e soluzioni quantomeno strampalate e stravaganti. È proprio dinanzi a certe scelte che dobbiamo superare ogni barriera della timidezza e della remissività e rivendicare con orgoglio e a fronte alta il nostro essere enologi.