Vendemmia 2023: promettente ma con qualche grappolo in meno

di Riccardo Cotarella

 

Il ciclo vegetativo della vite dell’annata 2022/23 è stato caratterizzato da un mite autunno-inverno, da una primavera incerta e dall’imprevista variabilità che ha riguardato in particolare il mese di maggio e di giugno, compromettendo il regolare andamento climatico estivo. Nel dettaglio lo sviluppo fenologico della vite ha visto una ripresa vegetativa piuttosto regolare, fino alla fase del germogliamento ed inizio della fioritura.
Le piogge di maggio e giugno hanno dato origine ad un notevole sviluppo vegetativo prolungando in alcuni casi la fioritura.
In molti vigneti le piogge e i repentini sbalzi di temperatura hanno disturbato l’allegagione determinando un potenziale perdita produttiva. I continui mutamenti del meteo e l’elevato tasso di umidità, hanno determinato le condizioni per il diffondersi delle principali ampelopatie, come la peronospora, che si è manifestata già nelle prime fasi vegetative, imponendo un attento controllo da parte dei tecnici e interventi agronomici in vigneto che hanno caratterizzato la gestione agronomica di questa annata. Uno scenario che ci ha fatto ritornare indietro di molti decenni, quando le stagioni erano segnate dall’alternanza di caldo e umidità e non dal clima torrido come quello che ha invece caratterizzato l’ultimo decennio.
Il periodo di maturazione è in evidente ritardo rispetto alle ultime annate.
La stagione vendemmiale è iniziata nella prima decade di agosto, con la raccolta delle uve per le basi spumante in Sicilia, seguita dalla Puglia e dalla Lombardia con la Franciacorta e l’Oltrepo. Dalla fine di agosto, nella maggior parte delle regioni italiane si sono svolte le operazioni di vendemmia per le varietà precoci mentre il pieno della raccolta in tutt’Italia si stima sarà posticipato rispetto alle ultime annate dopo la metà di settembre, per concludersi verso la fine di ottobre.

 

 

Le prime stime danno un calo quantitativo

 

Le prime previsioni indicano una produzione di vino e mosto in calo rispetto alla produzione 2022. L’imprevedibilità climatica e gli eventi accaduti che stiamo ancora vivendo non ci consentono una più precisa previsione.
Pur sottolineando l’evidente riduzione produttiva, ci preme ancora una volta evidenziare che il risultato qualitativo, sarà determinato da quella diffusa professionalità degli enologi e dei tecnici viticoli che rappresenta il vero valore aggiunto di questa annata.
Nello specifico, l’alternanza delle temperate e le escursioni tra giorno e notte hanno favorito l’arricchimento aromatico delle uve e questo sarà l’elemento che gli enologi cercheranno di preservare in cantina. Ci sono poi le varietà dei grandi vini rossi che andremo a raccogliere tra circa un mese e dove ancora la maturazione può darci grandi soddisfazioni.
Perché di fatto pensare che l’imprevedibile andamento stagionale sia fonte esclusiva di problemi qualitativi fa parte anch’esso da un retaggio passato fatto di limiti di conoscenza scientifica e tecnica.
Le aziende strutturate, con un adeguato parco macchine e personale formato, pur con grande sacrificio, hanno drasticamente ridotto le perdite dando prospettiva ad un’annata seppur difficile. Perché, se da una parte è necessario un adeguamento ai cambiamenti climatici, dall’altra non possiamo che investire tecnologicamente per mantenere una adeguata competitività.
Per questo, le aziende che si sono affidate a quei dettami tecnici che partono con un attento monitoraggio del vigneto, con tempestivi interventi agronomici e con conseguente gestione della cantina, non ci faranno certo mancare nemmeno quest’anno le eccellenze del vino Italiano.
A conclusione va però detto che gli obbiettivi appena descritti si raggiungono con grandi investimenti economici, che ad esempio, in un’annata come questa sono da considerarsi eccezionali e che hanno imposto alle imprese un intervento del tutto straordinario tra l’altro in un momento di mercato non in ascesa. Per questo dobbiamo essere ben consapevoli che i risultati sono sempre frutto di investimenti, ma che le risorse non sono infinite. Per questo ci facciamo promotori di portare tale considerazione all’attenzione dei vertici istituzionali nazionali a conferma che il Vino Italiano è patrimonio comune.

Ringrazio le Sezioni Assoenologi per i commenti sotto riportati

 

VALLE D’AOSTA

L’annata 2023 è stata caratterizzata da tre fasi principali: da inizio anno fino a fine aprile è stato molto secco e ventoso, a cui è seguito maggio con forti ed abbondanti piogge, per finire con un innalzamento delle temperature (fino a picchi molto elevati) nei successivi mesi estivi, fino alle fasi che anticipano la vendemmia. Per quanto riguarda il ciclo vegetativo della vite, vi sono stati alcuni problemi di disomogeneità nella fase di allegagione, causata dall’alternanza di sbalzi termici e piogge. Fortunatamente l’invaiatura è proseguita normalmente. Lo stato sanitario delle uve risulta generalmente buono, anche se non manca in alcune zone un’incidenza di peronospora superiore alla media. Con questi dati, si prospetta un leggero incremento medio di produzione rispetto all’anno 2022. La vendemmia, rispetto all’annata 2022, è iniziata con un ritardo di circa dieci giorni.

 

PIEMONTE

L’inverno si è contraddistinto per l’assenza prevalente di precipitazioni. Solo nei mesi di maggio e giugno è piovuto, seppur in modo non omogeneo sull’intero territorio regionale, con concentrazioni importanti nella zona delle Langhe. Con luglio sono tornate le alte temperature, alternate da intensi temporali con grandine, che hanno provocato danni soprattutto nella zona del Roero e della Bassa e Alta langa. Danni che in alcuni casi hanno compromesso la produzione con ripercussioni anche sulla vegetazione futura. Si è creata una situazione particolarmente articolata, a seconda delle zone, dove si va da fenomeni di leggero stress idrico, con piante che stentano, a zone con elevata presenza di germogli per l’abbondanza di riserve idriche. In generale, rispetto al 2022, i valori delle temperature attive sono inferiori (>10°C), comportando un ritardo medio nello sviluppo di 10 giorni. Con disformità che si sono evidenziate già dalla fioritura tra bassa ed alta quota, dove nel primo caso è avvenuta più velocemente, mentre nel secondo caso è avvenuta in ritardo e con un’allegagione non perfetta. L’invaiatura è iniziata in modo disomogeneo, il che condizionerà le date e le rese della vendemmia. Per quanto riguarda l’aspetto fitosanitario si registrano danni da peronospora, anche se con danni limitati sul grappolo. Altri problemi si sono avuti, in primavera, con danni da Nottua della vite sopra la media, oltre ai consueti danni da flavescenza e mal dell’esca. Inoltre, nella parte Est della regione, si è riscontrata una importante presenza di Popilia Japonica che conseguentemente portano qualche problema. La vendemmia per le basi spumante è iniziata nell’ultima decade di agosto a cui è seguita quella del Moscato e delle varietà più precoci, da metà di settembre si passerà alla raccolta della Barbera ed infine con il Nebbiolo tra fine settembre e inizio ottobre. In generale si prospetta una vendemmia di buona qualità, ma in media con rese minori rispetto al 2022.

 

LOMBARDIA

In Lombardia l’annata si presenta generalmente buona ad esclusione solo di alcune zone colpite da eventi climatici estremi. In generale c’è un ritardo sulla maturazione e sulla raccolta rispetto al 2022 di circa 10/12 giorni. L’annata è stata caratterizzata da un mese di maggio freddo e piovoso che ha portato a un’incidenza degli attacchi di peronospora superiori alla media, soprattutto nei vigneti a conduzione biologica. Inoltre, la zona della Lugana è stata quasi totalmente flagellata da forti grandinate in varie epoche vegetative, con conseguente drastico calo produttivo. Fatta esclusione della Valtellina, per la quale pur non segnalando finora nulla di rilevante risulterebbe prematuro fare previsioni, nelle altre zone si avanzano le seguenti proiezioni di massima. In Franciacorta la vendemmia è iniziata a metà agosto, una decina di giorni in ritardo rispetto allo scorso anno. A parte delle localizzate zone colpite dai già accennati danni da Peronospora, si segnala una buona qualità delle uve ed un consistente incremento produttivo rispetto al 2022, riportandosi sulle rese medie. In Oltrepò Pavese sono state registrate più problematiche di oidio, dovuto principalmente a ragioni microclimatiche, ovvero zona più ventilata e con un inferiore quantitativo di precipitazioni, e di flavescenza dorata, questa invece dovuta probabilmente ad una difficolta di gestione dei vigneti sintomatici. Qui la vendemmia è iniziata intorno al 10-11 agosto, l’uva è sana e nei parametri ideali, nella zona al confine con il piacentino ci sono state un paio di grandinate nel mese di luglio che non dovrebbero però incidere più di tanto sulla produzione globale. Purtroppo, invece, nel Garda la situazione è preoccupante a causa delle grandinate avvenute sia in post germogliamento che in tempi più recenti. La produzione in questi areali subirà un netto calo produttivo.

 

LIGURIA

In Liguria, le precipitazioni primaverili hanno permesso di arricchire le riserve idriche. In questo modo si è riusciti a ridurre al minimo i danni da siccità estive, che hanno caratterizzato specialmente il mese di luglio e parte di agosto, periodi nei quali si sono registrati picchi di temperature leggermente sopra la media. Oltre a ciò, la conformazione del territorio ligure, dal mare alle montagne, ha permesso un’ottima ventilazione, e quindi di ridurre al minimo eventi atmosferici come grandinate e forti precipitazioni, che hanno segnato l’intera penisola. Anche dal punto di vista fitosanitario, seppur con un inizio d’estate caratterizzato da alternanza pioggia e sole, il lavoro attento del viticoltore unitamente alle condizioni climatiche estive favorevoli, hanno permesso il contenimento delle patologie, quindi qui la peronospora non ha causato gravi danni. Riguardo gli aspetti qualitativi, dunque, le uve continuano il loro processo di maturazione in modo regolare e paiono in perfette condizioni, tanto da far pensare a un ottimo raccolto sia in termini quantitativi che qualitativi.

TRENTINO ALTO ADIGE

L’annata 2023 in Trentino è caratterizzata soprattutto dal punto di vista meteorologico: dopo un inverno e inizio primavera mite e con scarse precipitazioni, ad aprile le temperature, inferiori alla media, hanno rallentato la partenza vegetativa. Ha fatto seguito un prolungato periodo di piogge copiose con lunghi tempi di bagnatura e temperature più alte, condizioni ideali per gli attacchi peronosporici, controllati con uno straordinario impegno sia da parte dei viticoltori che dei tecnici che hanno dovuto far ricorso a tutta la competenza e l’esperienza maturata negli ultimi anni per controllare gli attacchi fungini e garantire la sanità dei grappoli, in particolare nell’ambito della viticoltura biologica. La successiva ondata di caldo ha accelerato l’attività fisiologica della vite riproponendo uno scenario simile al 2022, ma la schizofrenia di questa annata tornava a sorprendere con una serie di eventi grandinigeni e potenti raffiche di vento (19 luglio). Fortunatamente i danni dovuti alla grandine non risultano particolarmente gravi, salvo alcuni piccoli areali. I temporali responsabili degli eventi grandinigeni hanno mitigato in alcune zone le temperature, con minime notturne del tutto inusuali per fine luglio, prossime ai 10°C nel fondovalle atesino dove hanno rallentato in alcuni casi l’avvio dell’invaiatura. Si evidenzia pertanto sullo Chardonnay un ritardo di 6-8 giorni rispetto al 2022 e qualche giorno di ritardo in meno per il Pinot grigio, in generale va però evidenziata un’ottima tenuta qualitativa con uve con importanti acidità e con un quadro aromatico potenziali di notevole prospettiva per la produzione delle basi spumante. Le calde giornate dopo la metà di agosto hanno indotto l’avvio della raccolta proprio a salvaguardia dell’acidità anche sacrificando qualche decimo di potenziale zuccherino. Per l’aspetto produttivo l’ottima fertilità lasciava presagire ad una produzione importante, ma le criticità sopraesposte e un peso medio dei grappoli meno importante per il caldo asciutto dell’ultimo periodo hanno portato a rivedere le stime, dove si conferma un livello di produzione in linea con quello scorso anno.

 

VENETO

L’inverno 22/23 ha confermato la tendenza ad un progressivo riscaldamento del clima e a scarse precipitazioni, con accumuli nelle falde limitati, il che si esprime con una carenza idrica nella fase di ripresa vegetativa, rallentando le fasi fenologiche della vite con fioriture ritardate rispetto la passata stagione. Marzo ha registrato temperature sopra la media stagionale, al contrario di aprile che ha avuto abbassamenti termici consistenti ed una piovosità inferiore alla media.
I frequenti eventi piovosi, talvolta di grande rilevanza, dei mesi successivi hanno però dato impulso all’incremento vegetativo, grazie anche ad un aumento delle temperature fino la fine di luglio. Altro fattore che ha influenzato la seconda parte della stagione riguarda gli eventi temporaleschi (vento e grandine) che hanno danneggiato gravemente le piante e i grappoli, con conseguenze negative principalmente nella zona dell’alto trevigiano e in alcune zone del vicentino e del lago di Garda. Parlando del ciclo vegetativo, la fertilità delle gemme è leggermente superiore rispetto all’anno precedente. Stessa cosa dicasi per quanto riguarda i quantitativi produttivi che si prospettano stabili. Ad un germogliamento regolare avvenuto qualche settimana in anticipo, la fioritura è proseguita in maniera regolare, come del resto anche l’allegagione, ma, il forte incremento delle temperature ha determinato una scarsa pulizia del grappolo. Solo l’invaiatura ha avuto un ritardo di circa dieci giorni. Dal punto di vista fitosanitario, le condizioni climatiche avverse hanno portato ad infezioni fungine di peronospora ed oidio su tutte. Seppur ben controllata, una delle problematiche presenti nei vitigni è rimasta la flavescenza dorata dovuta allo Scaphoideus titanus, di cui sono stati trovati esemplari sia nella forma giovanile che adulta, in aumento anche le viti con sindrome da Mal dell’Esca. In generale si hanno uve nutrite e acidità buone, senza stress idrico, con quantitativi leggermente superiori rispetto l’anno scorso, seppur le zone colpite dalla grandine hanno avuto danni rilevanti che potrebbero portare a ripercussioni anche negli anni futuri. La vendemmia è stata posticipata rispetto al 2022, con inizio tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre, con la raccolta delle varietà precoci Chardonnay e Pinot Grigio.

 

FRIULI VENEZIA GIULIA

L’ inverno è stato caratterizzato da temperature miti, che hanno consentito un anticipo del germogliamento. A seguire si è registrata una fase piovosa che ha interessato i mesi di maggio e giugno interrompendosi in prossimità della fioritura, la quale è stata favorita dai rialzi termici e si è conclusa rapidamente. Nel mese di luglio, infine, ridotti accumuli termici e accumuli piovosi ben superiori alla media hanno rallentato lo sviluppo fenologico allungando la fase di invaiatura. Durante questo mese, si sono susseguiti due eventi grandinigeni che hanno colpito gran parte della superficie produttiva, causando notevoli danni. In Friuli si è registrato un anticipo al germogliamento rispetto agli ultimi anni; le condizioni meteorologiche hanno portato alla perdita dell’anticipo iniziale facendo registrare l’inizio fioritura nell’ultima decade di luglio; la fioritura si è completata rapidamente portando ad un inizio invaiatura che, nei vigneti più precoci, è stata segnalata a partire dal 10 di luglio (primissimi acini invaiati, varietà precoci in zone anticipate); nonostante ciò, le condizioni di instabilità hanno portato ad una forte dilatazione delle invaiature ripercorrendo dinamiche di sviluppo fenologico simili a quelle osservate nelle annate 2019 e 2021, stagioni in cui la vendemmia è iniziata l’ultima settimana di agosto. Rilievi in campo indicano un numero di grappoli medi per germoglio superiore rispetto alla media, ma l’alta pressione infettiva e le perdite dovute ad agenti atmosferici, indicano che il vantaggio produttivo legato alla maggiore fertilità sia almeno parzialmente perduto. Data l’eterogeneità dei danni causati dalla grandine, definire la qualità delle uve risulta complesso, in quanto si passa da zone periferiche appena coinvolte, a zone centrali fortemente colpite, a cui bisogna aggiungere l’elevata pressione di peronospora che ha caratterizzato i mesi di giugno e luglio. Il pinot grigio rimane la varietà di riferimento, che ha una qualità ottimale sulla maggior parte delle zone doc, laddove la grandine abbia avuto un’incidenza minore. Storicamente la vendemmia del pinot grigio in regione si concentra in circa 10/15 giorni. Visto il ritardo generalizzato, le zone storicamente più precoci sono partite con la vendemmia di questa varietà (usata per dare vini fermi) nella prima settimana di settembre.

 

EMILIA ROMAGNA

Questa è un’annata che rimarrà negli annali della regione, per le disastrose alluvioni di maggio che hanno colpito le pianure della Romagna e le rovinose frane in collina, che talora hanno sensibilmente modificato l’orografia dell’Appennino. L’inverno è decorso caldo e poco piovoso, tanto che c’era forte preoccupazione per la portata del fiume Po, e per la necessità di reintegrare l’acqua nei terreni e nelle falde fortemente stressate da tre anni, di siccità prolungata. L’inverno ha predisposto le piante ad un forte anticipo nel germogliamento, per poi stressarle con un ritorno di freddo culminato nella gelata del 6 aprile. Poi sono arrivate le piogge di maggio, con le rotte e le esondazioni del 3 maggio, e a seguire le ulteriori piogge che hanno portato ai disastri del 17-18 maggio. La superficie totale coinvolta dall’alluvione è pari al 50% circa del totale regionale, e il 60% di questa si trova solo sotto la provincia di Ravenna. In questo mese, in alcune località, sono cadute le piogge di un intero anno: +500% rispetto alla media climatica degli ultimi 20 anni, oltre a un calo di 1,5°C rispetto alla media degli ultimi trent’anni. A questo punto sono subentrati i problemi nella gestione dei trattamenti, ma nonostante questo non si sono avuti attacchi gravi di peronospora nell’immediato, bensì nel periodo di fine fioritura-allegagione, con problemi di peronospora larvata. Problemi anche nella difesa anti-oidica, dove, oltre alla situazione meteorologica ha giocato a sfavore un rialzo termico improvviso che ha sollecitato la vigoria lasciando scoperta la nuova vegetazione. Queste condizioni hanno favorito anche il mal dell’esca. I mesi successivi sono stati caratterizzati da ulteriori eventi climatici avversi, seguiti da rialzi termici che hanno compromesso una buona allegagione, portando a grappoli con meno acini, ma più grossi. L’invaiatura è iniziata con circa 10 giorni di ritardo rispetto al 2022 e sta procedendo lentamente. Le prospettive del potenziale produttivo però, tra esuberanza vegetativa e danni sopra citati, si attestano attorno ai numeri dell’anno precedente, con un probabile lieve calo. La vendemmia probabilmente si svilupperà in tempi più classici rispetto agli ultimi anni.

 

TOSCANA

Facendo seguito a un’annata particolarmente scarsa di precipitazioni, la stagione 2023 si è contraddistinta fin dal germogliamento, da un’elevata piovosità. Durante il mese di aprile si sono registrati alcuni abbassamenti di temperatura leggermente al di sotto degli zero gradi, che hanno portato a sporadici fenomeni di gelata nei fondivalle e ad una crescita moderata. Maggio e giugno hanno fatto registrare un’elevata frequenza di giornate piovose, obbligando i produttori a numerosi interventi di difesa per limitare le malattie fungine, peronospora su tutte, seppur complicati dal passaggio delle macchine nei vigneti e dal facile dilavamento dei prodotti fitosanitari causato da queste piogge. Per questo si sono riscontrati sintomi su foglie e grappoli e seppur in una situazione molto eterogenea ci sono zone dove si rilevano perdite di produzione importanti. Oltretutto, le piogge e le conseguenti basse temperature primaverili, hanno influenzato anche l’allegagione, favorendo l’acinellatura e la cascola dei piccoli frutti, così da diminuire ulteriormente i rendimenti ad ettaro. Luglio è stato caratterizzato da caldo e assenza di precipitazioni che hanno portato ad un importante sviluppo dei grappoli, grazie alle riserve idriche accumulate in primavera. Allo stesso tempo i vitivinicoltori si sono trovati a fronteggiare anche la crescente popolazione di Scaphoideus Titanus e la presenza in diverse zone del Mal dell’Esca. Durante i primi giorni di agosto, ci sono stati i primi segnali di invaiatura che preannunciano una vendemmia in tempi normali. Non vi sono sbilanciamenti sulla qualità del raccolto, perché dipenderà molto dalle condizioni meteo di agosto e settembre, per ora si prevede un calo della produzione generale, con danni da peronospora rilevanti.

 

MARCHE

Con il 2023 siamo giunti al quarto inverno consecutivo più caldo della norma. Le precipitazioni invernali hanno fatto registrare un incremento del 26% rispetto alla media storica. In contrapposizione agli ultimi due anni, nel 2023 la primavera è stata più calda del normale. Elemento caratterizzante dell’andamento climatico stagionale è stata l’elevata piovosità nel mese di maggio e la prima parte di giugno. Il valore di 192 mm, che rappresenta il totale medio regionale di pioggia caduta risulta il più elevato per il mese di maggio dal 1961. Le fasi fenologiche sono state ritardate rispetto a quelle dello scorso anno. Fioritura e invaiatura risultano mediamente ritardate di circa 8-10 giorni. Maggiore ritardo per l’invaiatura dei vitigni più tardivi come, ad esempio, Verdicchio e Montepulciano. Le continue piogge hanno determinato lo sviluppo di un elevato numero di processi infettivi di peronospora della vite (fenomeno più rilevante nelle aziende a conduzione biologica), dalla seconda metà di aprile a tutto il mese di giugno, e reso difficile, se non impossibile, il tempestivo intervento in campo. In generale sono stati colpiti un po’ tutti i vitigni ma le situazioni più gravi si riscontrano su Montepulciano, Passerina e vitigni internazionali come lo Chardonnay. Colpita in modo significativo oltre la metà della superficie vitata regionale, si stima una importante perdita di produzione. La buona disponibilità idrica ha consentito un buon sviluppo dell’apparato vegetativo e di conseguenza una migliore dotazione di sostanze azotate dei mosti e di precursori aromatici; dalle prime analisi delle uve si evidenzia un tenore in APA superiore del 50-100% rispetto allo scorso anno. Queste condizioni sono la premessa per una migliore performance del processo fermentativo con maggiore ottenimento di aromi nei vini. Buona risulta anche la dotazione in acidi organici sia malico che tartarico. Le uve rosse saranno più equilibrate per una migliore sincronizzazione tra accumulo zuccherino e maturità fenolica. I primi rilevamenti sulla maturazione sia di vitigni precoci che a maturazione tardiva marchigiani evidenziano un ritardo rispetto allo scorso anno di circa 8 e i 12 giorni a seconda del tipo di vitigno, da quelli precoci a quelli più tardivi.

 

LAZIO

La stagione 2023 si era avviata con ottime prospettive: le piogge invernali e primaverili avevano ricaricato di acqua le falde pesantemente prosciugate dalla siccità dello scorso anno; le fasi fenologiche iniziali si erano susseguite con una cadenza pressoché normale e si erano scongiurate le gelate tardive che invece, nell’ anno 2022, avevano creato molti danni alle produzioni in vari areali del territorio. Questo fino al mese di maggio e una parte di giugno, mesi in cui il clima è cambiato radicalmente portando piogge quotidiane per settimane intervallate in alcune zone da fenomeni grandinigeni per fortuna di lieve entità; questo, insieme a temperature primaverili, comunque leggermente sopra alla media, ha favorito il prolificarsi di malattie fungine in particolare la peronospora. Le difficili condizioni metereologiche e i terreni impraticabili non hanno permesso, nella maggior parte dei casi, un rapido accesso in vigna per i trattamenti e il fungo ha preso il sopravvento andando a colpire non solo le foglie ma anche i grappoli. Le perdite sul territorio non sono omogenee; ci sono zone con danni ingenti ed altre in cui l’entità del danno è relativamente bassa. In linea generale però possiamo dire che, il notevole sviluppo vegetativo con potenziale aumento produttivo rispetto allo scorso anno, compensa in parte i danni descritti. Purtroppo, ad oggi c’è ancora presenza di peronospora in forma larvata che riesce ad avanzare e quindi tutto dipenderà dalle condizioni meteo delle prossime settimane. Per quanto riguarda la maturazione, si stima un ritardo di circa 10/15 giorni.

 

UMBRIA

L’andamento climatico umbro è simile a quello del Lazio. Qui l’annata ricorda molto quella del 2013. Le condizioni climatiche, soprattutto per le forti piogge di maggio e giugno, hanno determinato una importante diffusione delle malattie fungine con evidenti attacchi di peronospora. Questi, hanno colpito indifferentemente tutto il territorio. La stabilità climatica verificatasi dalla seconda metà di agosto ha consentito un certo recupero nella maturazione delle uve. Tra le diverse varietà coltivate si evidenzia una situazione particolarmente critica sul vitigno Sagrantino, che oltre all’attacco fungino ha risentito in modo particolare anche della gelata primaverile, dove si stima una importante riduzione della produzione. Per quanto riguarda le uve a bacca bianca, il particolare andamento climatico, caratterizzato da escursioni termiche anche importanti, ha consentito una buona tenuta delle acidità e consolidato un ottimo patrimonio aromatico, che con una buona gestione enologica darà risulti certamente interessanti. Per quanto riguarda le produzioni, si stima un quantitativo ridotto rispetto lo scorso anno.

 

ABRUZZO

Dopo un inverno mite, con precipitazioni al di sotto della media, la stagione in Abruzzo è stata caratterizzata da piogge abbondanti e continue da aprile a giugno. In pratica, due terzi delle giornate primaverili, sono state interessate da bagnatura della vegetazione e da una umidità, sia relativa che assoluta, altissima. Fino alla fine di giugno, le temperature sono state al di sotto delle medie stagionali, con forti escursioni termiche giornaliere, poi a luglio le temperature si sono alzate drasticamente, toccando spesso i 38-39 ° C, mentre nelle prime due settimane di agosto le temperature si sono nuovamente abbassate sotto le medie.
Le avverse condizioni meteo, dal germogliamento all’allegagione, hanno causato una pressione patologica, da parte della peronospora, molto alta che ha ridotto la produzione, in modo particolare delle varietà di terza e quarta epoca di maturazione. Il Montepulciano è certamente il vitigno che ha subito la maggiore perdita di produzione per opera del fungo mentre per i vitigni a bacca bianca le perdite sono più contenute. Tale situazione di forte criticità produttiva non è comunque omogenea su tutto il territorio regionale. Inoltre, quest’altalena termica ha causato inizialmente un ritardo fenologico su tutte le varietà, con una maturazione posticipata di circa una settimana rispetto alle ultime due vendemmie, tornando però su tempi di maturazioni più consoni al vitigno. La qualità delle uve scampate alle diverse avversità è buona, soprattutto nel quadro acido, che risulta essere particolarmente equilibrato. Inoltre, il rapporto vantaggioso tra vegetazione e produzione ha permesso ai grappoli di crescere senza stress con una previsione di resa in mosto elevata.

 

MOLISE

Come in Abruzzo, il clima in Molise ha ripercorso lo stesso andamento climatico, con simili ripercussioni sullo stato sanitario delle vigne. Le abbondanti piogge che hanno caratterizzato specialmente l’ultimo periodo di maggio e il primo di giugno, hanno favorito il proliferarsi di attacchi fungini. In particolar modo si segnalano effetti pesanti da peronospora, soprattutto nel Basso Molise, dove si è sollecitato per lo stato di calamità. Il maltempo ha impedito anche di intervenire per cercare di arginare al meglio il diffondersi del fungo, sia per le difficoltà ad entrare nelle vigne con i mezzi più adeguati, sia per la facilità del dilavamento dei prodotti applicati in tale contesto.
Altro dato evidenziato è la situazione riguardante le varietà a bacca rossa, dove non trattate, in quanto sono state attaccate nelle prime fasi dello sviluppo, evidenziando una importante infezione dalla prima ondata di peronospora. In conclusione, le perdite quantitative in questa regione saranno importanti, ma le uve rimaste, ben selezionate e curate, sarà di buona qualità per concentrazione fenolica e aromatica.

CAMPANIA

Il 2023 è partito da un inverno con temperature miti e minori precipitazioni rispetto alla media stagionale. A marzo e aprile si sono registrati abbassamenti di temperatura che hanno determinato un ritardo nella ripresa vegetativa di 1-2 settimane rispetto agli anni precedenti. In generale il primo quadrimestre ha registrato scarse precipitazioni, mentre dagli inizi di maggio fino alla metà di giugno si è avuto un lungo periodo di piogge, 39 giorni piovosi su 45, risultando così i mesi più piovosi del periodo negli ultimi 15 anni.
Il mese di luglio, invece, è trascorso segnato da ondate di calore, con picchi di temperature sempre crescenti, talvolta superiori a 40°C, che hanno superato i record del passato, e tassi di umidità piuttosto elevati. All’inizio di agosto le temperature sono scese leggermente, e grazie ad una buona ventilazione ed escursioni termiche giornaliere, il caldo è diventato più tollerabile per avviare le uve all’invaiatura. Le condizioni climatiche estreme, avvenute durante la crescita dei germogli, la fioritura e l’allegagione, hanno creato una forte pressione della peronospora, facendo registrare attacchi consistenti proprio nelle fasi vegetative di massima suscettibilità della vite a questo fungo. Inoltre, i prolungati periodi di pioggia, hanno reso impossibile l’accesso a molti vigneti, determinando la prima ondata di danni da peronospora su foglie e infiorescenze, proseguita con una seconda ondata di attacchi che ha interessato anche i grappoli. Le piogge infettanti dell’ultima settimana di giugno hanno ulteriormente contribuito allo sviluppo della fitopatia. L’entità di questa situazione si esprime a macchia di leopardo, in funzione della suscettibilità varietale e della posizione dei siti. Ogni areale ha situazioni diverse, con differenze significative anche nello stesso vigneto. Al momento, quindi si prospetta un calo produttivo a livello regionale.

 

PUGLIA

L’inverno mite ha fatto registrare un anticipo del germogliamento e un buon livello di fertilità del terreno. Anche in Puglia l’annata è stata caratterizzata da abbondanti piogge durante la primavera, concentrate soprattutto tra maggio e inizio giugno. Una situazione che, se da una parte ha ricostituito le riserva idrica dei terreni reduci di due annate molto secche, dall’altra ha esposto i vigneti ad attacchi crittogamici, costringendo i viticoltori a usare tutta la loro sapienza ed esperienza per mantenere le viti nelle condizioni di migliore salute possibile. A causa delle piogge, infatti, molti produttori, si sono trovati a combattere contro Peronospora e Oidio, malattie della vite che danneggiano germogli, foglie e grappoli.
Durante i mesi di maggio e giugno del 2023, la Puglia ha registrato precipitazioni di quattro volte superiori rispetto allo stesso periodo del 2022, elemento che ha generato molta preoccupazione e che fa stimare una riduzione significativa della produzione. La vendemmia è iniziata come da tradizione dalle uve Chardonnay per le base spumante verso metà agosto. Dalle prime indicazioni analitiche, i mosti ottenuti presentano un interessante patrimonio aromatico, frutto positivo dell’alternanza delle temperature. La raccolta è proseguita poi con le altre varietà, dove si registra un lieve ritardo di maturazione per i Sauvignon di 4-5 giorni, mentre si prospetta un ritardo maggiore per il Primitivo, che in alcune zone a metà agosto risultava essere ancora in fase di invaiatura.

 

BASILICATA

Come gran parte del Sud Italia, anche in Basilicata, e soprattutto nel Vulture Melfese, si è dovuto fare i conti con gravi attacchi da peronospora, causata dalle abbondanti piogge primaverili e di inizio estate che hanno fortemente limitato l’accesso ai vigneti per eseguire o quanto meno rendere efficaci, i trattamenti antiparassitari. Questo ha determinato in alcune zone una situazione di vera emergenza, anche perché questi eventi meteorici prolungati e intensi, straordinari per queste zone, hanno messo in crisi un sistema di lavoro secolare. Difatti, in molte zone i viticoltori, in previsione dei periodi di siccità estiva usano lavorare profondamente il terreno in primavera per migliorare l’assorbimento dell’acqua piovana e la sua conservazione. Lavorazioni che però in questa annata hanno poi determinato una difficoltà nell’accesso ai terreni per i trattamenti.
In termini quantitativi, si prospetta un calo produttivo.

 

CALABRIA

Situazione analoga al resto del Sud Italia, anche in Calabria ad un inverno con temperature leggermente sopra le medie stagionali, sono susseguite abbondanti piogge soprattutto nel mese di maggio e inizio giugno, per poi passare a un periodo di forte siccità, dove si è arrivati in alcuni casi a qualche irrigazione di soccorso.
Il caldo umido, accompagnato dalle piogge, come in quasi tutto il Paese, ha comportato problemi di fitopatie, specialmente di peronospora, la quale ha causato importanti perdite sotto il profilo quantitativo. Viceversa, guardando al profilo qualitativo, in alcune zone, la situazione rispetto alle precedenti annate estremamente siccitose, può dare in prospettiva risultati interessanti, in quanto l’alternanza delle temperature e le importanti escursioni termiche, hanno concentrato il patrimonio aromatico delle uve, elemento che in cantina potrà dare delle soddisfazioni. Riguardo l’epoca di raccolta, infine, si prospetta un ritardo di circa dieci giorni rispetto all’anno precedente.

 

SICILIA

L’annata 2023 sarà ricordata come una delle più difficili degli ultimi tempi. Quest’anno durante la fase fenologica della fioritura abbiamo avuto più di 150 mm di pioggia e forti raffiche di vento che, nei mesi di maggio e giugno, hanno in parte favorito la formazione di una vegetazione vigorosa ma dall’altra hanno favorito l’insorgenza di fitopatie, soprattutto peronospora, che ha colpito con maggior incidenza i vitigni autoctoni, combattuta efficacemente in quasi tutti gli areali. Il caldo record, registrato a luglio, è stato accompagnato da una media di 42°C, condizione estremamente difficile per i vigneti (questa volta soprattutto quelli internazionali) che hanno contrastato lo stress rallentando tutti i processi biochimici, anche se in alcuni casi i grappoli non hanno superato lo stress da esposizione ai raggi solari. Nei primi giorni di agosto, pur rimanendo alte le temperature medie, si sono riscontrati accumuli nuvolosi sempre più diffusi soprattutto sulla parte occidentale della Sicilia che hanno prodotto acquazzoni a carattere temporalesco ma, più importante, si sono abbassate le temperature favorendo la ripresa vegeto-produttiva delle piante. L’effetto benefico sullo stato idrico è andato a tamponare, seppur parzialmente, lo stress idrico accumulato, riallineando i tempi di maturazione in molti areali.
La maturazione delle uve rimane in ritardo di circa una settimana rispetto alla media, ma che si avvicina più al suo abituale periodo di raccolta rispetto alle ultime annate. La vendemmia è iniziata ad agosto con la raccolta, in particolare, dei vitigni internazionali come Chardonnay e Pinot Grigio e con gli autoctoni Nero D’Avola e Nerello Mascalese per le basi spumante. Si prospetta un’annata ridotta in termini di produttività, tuttavia si rimane alquanto positivi per il livello qualitativo.

 

SARDEGNA

I primi mesi del 2023 si caratterizzano per un inverno mite e poco piovoso al quale segue un inizio primavera con temperature sopra la media con poche precipitazioni. Dalla seconda metà del mese di maggio il clima cambia drasticamente, con forti precipitazioni che si susseguono anche a giugno con precipitazioni continue e temperature sotto la media. Questa situazione ha portato a forti attacchi di peronospora, oltre a lievi attacchi di oidio in tutto il territorio, ritardando la fase di allegagione.
A luglio le temperature si alzano al di sopra delle medie, creando problemi alle piante con caduta delle foglie e scottature delle uve. Fortunatamente nelle prime due settimane di agosto, il maestrale ha abbassato le temperature, permettendo alle piante di riprendersi dallo shock termico di luglio. Nella seconda metà del mese, un’altra forte ondata di caldo sta accelerando la maturazione nei vigneti irrigui e mettendo in seria difficoltà i vigneti non irrigui con caduta delle foglie e disidratazione delle uve. Dal punto di vista fenologico si è avuto un anticipo iniziale, del germogliamento e della fioritura di 4/5 giorni, ridotto successivamente dalle piogge e basse temperature di maggio e giugno con ritardo dell’allegagione e posticipo della maturazione di 7/8 giorni.
Dove i vigneti sono stati trattati regolarmente ed irrigati tempestivamente, si riscontra un’ottima qualità delle uve, in particolare sul Vermentino, che mostra una maturazione regolare e caratteri organolettici favoriti dalle escursioni termiche della prima metà di agosto. La raccolta è iniziata con circa una settimana di ritardo sulle basi spumante ed è proseguita con gli stessi giorni di ritardo sulle uve internazionali ed i Moscati. L’ondata di calore di fine agosto ha portato anche le varietà Vermentino, Nasco, Malvasia e le varietà più precoci ad una rapida maturazione avvicinandosi ai periodi raccolta dello scorso anno. Da evidenziare che solo in alcuni areali si prefigura un calo produttivo più o meno elevato, con particolare focus nel Nuorese sul Cannonau.